È morto Giorgio Armani, icona mondiale dello stile

di Redazione

Con “infinito cordoglio”, il Gruppo Armani ha annunciato la scomparsa del suo fondatore, Giorgio Armani, spentosi a 91 anni l’11 luglio scorso. «Il Signor Armani, come è sempre stato chiamato con rispetto e ammirazione da dipendenti e collaboratori, si è spento serenamente, circondato dai suoi cari – si legge nella nota ufficiale –. Infaticabile, ha lavorato fino agli ultimi giorni, dedicandosi all’azienda, alle collezioni, ai diversi e sempre nuovi progetti in essere e in divenire».

L’ultimo saluto – La camera ardente sarà allestita a Milano, presso l’Armani/Teatro in via Bergognone 59, sabato 6 e domenica 7 settembre, dalle ore 9 alle 18. I funerali si svolgeranno in forma strettamente privata, come da espressa volontà dello stilista.

Lo stile secondo Armani – In un’intervista rilasciata la scorsa settimana all’inserto How To Spend It del Financial Times, Armani raccontava: «La mia debolezza più grande è voler tenere sempre tutto sotto controllo. Tutto quello che vedete è stato fatto seguendo le mie direttive e ha la mia approvazione». Supervisionava ancora ogni aspetto delle sue sfilate, salutando sempre il pubblico al termine degli show. Un gesto interrotto solo lo scorso giugno, quando al suo posto è apparso Leo Dell’Orco, responsabile dello stile maschile e tra i più fidati collaboratori dell’imprenditore.

Un’eredità lunga mezzo secolo – Nel settembre 2025, durante la Settimana della Moda di Milano, era prevista la celebrazione dei 50 anni della Giorgio Armani Spa, fondata nel luglio del 1975. Un anniversario importante, che doveva essere accompagnato da una mostra alla Pinacoteca di Brera. L’anno scorso, i ricavi del gruppo hanno raggiunto i 2,3 miliardi di euro.

Dall’America a Hollywood: il mito Armani – Armani è stato un pioniere nella trasformazione del completo maschile: destrutturato, sfoderato, morbido, concepito come una “seconda pelle” che esaltasse la figura invece di comprimerla. Il suo stile esplose globalmente con American Gigolò (1980), dove Richard Gere vestì abiti firmati Armani. Fu l’inizio di una lunga storia d’amore con il cinema, culminata nel 1990 quando, alla notte degli Oscar, così tante star vestivano Armani che si parlò di Armani Awards. Oltre 200 film hanno visto protagonisti i suoi capi, da Gli Intoccabili a The Wolf of Wall Street, fino alla trilogia di Batman diretta da Christopher Nolan. Armani ha vestito dive come Diane Keaton, Michelle Pfeiffer, Julia Roberts, Tom Cruise e molti altri.

Moda, cultura e sport – Accanto all’alta moda, Armani ha saputo rendere il proprio marchio accessibile, con linee più giovani come Emporio Armani, Armani Jeans, prodotti di largo consumo come profumi, occhiali, biancheria e accessori. Ha firmato anche hotel di lusso, arredamento e persino divise sportive: quelle della Nazionale italiana agli Europei e alle Olimpiadi, spesso al centro di discussioni. Dal 2015, la sua creatività è racchiusa anche all’Armani/Silos, spazio espositivo permanente a Milano.

Un legame indissolubile con Milano – Armani è stato anche protagonista dello sport milanese, salvando e rilanciando l’Olimpia Milano, la principale squadra di basket della città, di cui ha assunto la proprietà nel 2008. Sei scudetti, quattro Coppe Italia e cinque Supercoppe hanno coronato il suo impegno. Fino a pochi mesi fa, era frequente vederlo a bordo campo accanto a Leo Dell’Orco, oggi presidente della squadra.

Una visione rivoluzionaria – Armani ha contribuito a ridefinire il concetto di genere nella moda: abiti fluidi per gli uomini, tagli rigorosi per le donne. Il suo amore per le tonalità neutre – grigio, beige, greige, blu notte – è diventato cifra stilistica universale.

La nascita di un impero – Nato a Piacenza nel 1934, si trasferì a Milano nel 1949. Dopo gli studi interrotti in Medicina, il servizio militare e l’esperienza alla Rinascente, iniziò la carriera nella moda con Nino Cerruti. L’incontro con Sergio Galeotti, compagno di vita e d’impresa, fu decisivo: nel 1975 fondarono la Giorgio Armani Spa. Dopo la morte di Galeotti nel 1985, Armani rimase l’unico proprietario. Nello stesso anno creò la Fondazione Armani per garantire continuità all’azienda.

Il pensiero finale – «Ho iniziato a fare moda quando era il principale motore della modernità», disse nel 2020. «Oggi il testimone è passato ai social media e alla tecnologia, forse, mentre la moda si è trasformata in una forma di intrattenimento. Quanto a me, continuo a credere che la moda abbia un impatto profondo sulla vita quotidiana delle persone… lo stile fa parte della vita».

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
Whatsapp
Redazione
Condividi con un amico