Israele-Iran: attacchi incrociati con missili e droni: diplomazia internazionale chiede de-escalation

di Redazione

Nel cuore della notte, il Medio Oriente ha vissuto un’altra ondata di fuoco. Missili balistici iraniani si sono abbattuti su Tel Aviv e Haifa, seminando morte e terrore: otto le vittime accertate in Israele, decine i feriti, tre dei quali rimasti intrappolati sotto le macerie nella città portuale settentrionale, come riferito dal sindaco Yona Yahav. La risposta israeliana non si è fatta attendere: raid mirati su obiettivi strategici iraniani, incluso il contestato sito nucleare di Natanz, che l’agenzia iraniana Tasnim ha descritto come oggetto di un attacco respinto grazie alle difese aeree locali.

Secondo il ministero della Salute iraniano, sono almeno 1.481 le persone tra morti e feriti provocate dai raid israeliani scattati venerdì. Fonti di Iran International hanno confermato che la Guida Suprema, Ali Khamenei, è stata evacuata insieme alla sua famiglia in un bunker sotterraneo nel nord-est di Teheran, nel distretto di Lavizan, a poche ore dall’inizio dei bombardamenti. Israele, secondo una fonte diplomatica regionale citata dal Times of Israel, avrebbe deliberatamente evitato di colpire Khamenei la prima notte dell’operazione, per offrirgli “un’ultima possibilità” di abbandonare il programma di arricchimento dell’uranio.

Dall’altro fronte, Teheran rivendica “colpi riusciti” su obiettivi israeliani e promette nuove azioni “ancora più devastanti”. Le Guardie rivoluzionarie hanno riferito di aver abbattuto due droni nei cieli di Zanjan, mentre l’Idf (Israeli Defense Forces) ha annunciato di aver intercettato otto droni lanciati dall’Iran nella notte, per la prima volta utilizzando il nuovo sistema di difesa “Barak Magen”. “Abbiamo raggiunto la superiorità aerea su Teheran”, ha dichiarato l’esercito israeliano, sostenendo di poter ora operare sulla capitale iraniana senza rischi significativi.

Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha lanciato messaggi ambigui: da un lato ha assicurato che “non c’è alcuna intenzione di colpire fisicamente gli abitanti di Teheran”, dall’altro ha promesso che “pagheranno il prezzo” per gli attacchi contro i civili israeliani. “Il vanaglorioso dittatore di Teheran si è trasformato in un vile assassino – ha scritto Katz su Telegram –. Gli abitanti di Teheran saranno costretti a lasciare le loro case dalle zone dove sarà necessario colpire le infrastrutture del regime”.

Nel frattempo, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, ha denunciato la posizione “insufficiente e incoerente” di Francia, Germania e Gran Bretagna, i tre firmatari europei dell’accordo sul nucleare del 2015. “Avrebbero dovuto condannare apertamente gli attacchi israeliani, soprattutto quelli contro le infrastrutture nucleari pacifiche dell’Iran”, ha affermato. Baghaei ha inoltre annunciato che il Parlamento iraniano sta lavorando a una proposta di legge per il ritiro dal Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), pur ribadendo che Teheran “rimane contraria allo sviluppo di armi nucleari”.

L’allarme per una possibile escalation irreversibile scuote anche le cancellerie internazionali. Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, ha sottolineato che “la situazione continua a essere preoccupante perché non ci sono segnali di distensione”. Il nostro governo, ha aggiunto, è impegnato “a favorire una de-escalation e il dialogo, anche con riferimento alla ripresa dei negoziati sul nucleare tra Iran e Stati Uniti, che però Teheran al momento rifiuta”.

Anche la Cina si è detta “seriamente preoccupata” per la spirale di violenza in atto. Il portavoce del ministero degli Esteri Guo Jiakun ha invitato entrambe le parti “a prendere immediatamente misure per calmare le tensioni” e ad avviare un processo diplomatico per “prevenire turbolenze ancora più gravi nella regione”.

Sul fronte americano, Donald Trump ha ribadito il pieno sostegno degli Stati Uniti a Israele: “Continueremo ad aiutare Tel Aviv a difendersi”, ha dichiarato l’ex presidente, lasciando però aperta una possibile via diplomatica. “Penso ci sia una buona chance di un accordo tra Israele e Iran. È il momento giusto per un’intesa, anche se a volte bisogna combattere fino alla fine”.

Dal vertice G7 di Kananaskis, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha insistito sulla necessità di “una soluzione negoziata” con l’Iran. Durante un colloquio con il premier Benjamin Netanyahu, quest’ultimo avrebbe promesso “un aumento degli aiuti umanitari a Gaza”.

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