La diplomazia accelera a Berlino, dove Ucraina e Stati Uniti hanno chiuso dopo quasi due ore un nuovo round di negoziati definito da Kiev “costruttivo e produttivo, con progressi concreti”, con l’obiettivo dichiarato di arrivare “a un accordo che ci avvicini alla pace entro la fine della giornata”. In parallelo, da Washington arriva una valutazione che pesa sul tavolo: gli Stati Uniti “credono che la Russia accetterà le garanzie di sicurezza per Kiev”.
Nel frattempo, nella capitale tedesca arriva anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un quadro che in serata dovrebbe includere un vertice tra Volodymyr Zelensky e responsabili europei, mentre il leader ucraino prosegue la sua agenda istituzionale: in programma gli incontri con il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier e con la presidente del Bundestag Julia Kloeckner, prima della partecipazione al forum economico tedesco-ucraino.
Garanzie “molto forti” e nodo Zaporizhzhia – Secondo quanto riferito da alti dirigenti statunitensi in una call cui ha partecipato anche l’Ansa, la bozza di accordo includerebbe “garanzie di sicurezza molto forti” a livello Nato, con riferimenti a meccanismi simili all’articolo 5. Sempre nella stessa cornice, le fonti sostengono che “il 90% delle questioni” tra Russia e Ucraina sarebbe stato risolto, ma resterebbe una divergenza rilevante sul dossier della centrale di Zaporizhzhia.
La svolta annunciata da Zelensky – Nel perimetro dei segnali lanciati in queste ore, Zelensky ha dichiarato che Kiev è disposta ad abbandonare la richiesta di adesione alla Nato, mossa che potrebbe incidere sull’architettura delle intese in discussione e sul pacchetto di garanzie ritenuto centrale dagli Stati Uniti.
Umerov: “Non lasciatevi ingannare da voci e provocazioni” – A rivendicare la traiettoria dei colloqui è anche il capo negoziatore ucraino Rustem Umerov, che su X ribadisce la linea: “Negli ultimi due giorni i negoziati tra Ucraina e Usa sono stati costruttivi e produttivi, con progressi concreti. Ci auguriamo di raggiungere un accordo che ci avvicini alla pace entro la fine della giornata”, invitando però a “non lasciarsi ingannare da voci e provocazioni” alimentate da “speculazioni anonime”.
Kallas: Eurobond senza unanimità, spinta sui prestiti – Sul fronte europeo, l’alto rappresentante dell’Unione europea Kaja Kallas, arrivando al Consiglio Esteri, ha spiegato che “le altre opzioni non funzionano” e che la proposta degli Eurobond, avanzata già due anni fa per sostenere l’Ucraina, non ha trovato l’unanimità. Da qui la spinta su un meccanismo alternativo: “La proposta sui prestiti può essere approvata a maggioranza qualificata, non pesa sui nostri contribuenti e lancia un messaggio: se si causano tutti questi danni a un altro Paese, si deve pagare per i risarcimenti”, ha aggiunto, commentando la lettera inviata alla Commissione da quattro Paesi, tra cui l’Italia, per continuare a esplorare soluzioni alternative.
Il contenzioso su Euroclear: la richiesta da 200 miliardi – In questo scenario si inserisce anche la mossa di Mosca sul piano giudiziario. La Banca centrale russa, secondo quanto reso noto dal Tribunale arbitrale di Mosca citato da Ria Novosti, ha chiesto al fondo belga Euroclear un risarcimento di circa 200 miliardi di euro per il congelamento dei capitali russi deciso dall’Unione europea: una domanda di poco superiore ai 18.000 miliardi di rubli.
Il bilaterale Usa-Ucraina e il “piano in 20 punti” – A chiudere il quadro, una nota pubblicata su X dall’inviato statunitense Steve Witkoff: l’incontro a Berlino tra Zelensky, l’inviato speciale Witkoff, Jared Kushner e le delegazioni di Stati Uniti e Ucraina sarebbe durato oltre cinque ore, con una discussione “approfondita” su un “piano in 20 punti per la pace”, sulle agende economiche e su altri dossier. “Sono stati compiuti molti progressi e si riuniranno nuovamente domani mattina”, si legge nel testo.

