Australia, attentatori strage Bondi Beach nel radar dell’intelligence dal 2019

di Redazione

Bondi Beach, Sydney: una festa di Hanukkah trasformata in strage. Due uomini, padre e figlio, Sajid e Naveed Akram, 50 e 24 anni, armati di fucili semiautomatici hanno sparato sulla folla uccidendo almeno 15 persone, tra cui una bambina di 12 anni e il rabbino della città, Eli Schlanger. La polizia è intervenuta e ha neutralizzato gli assalitori: il 50enne, fruttivendolo di origini pachistane, è stato ucciso, il più giovane, operaio nato in Australia, è rimasto gravemente ferito ed è ora in custodia. Nell’auto usata per raggiungere la spiaggia sono stati trovati anche ordigni rudimentali pronti a essere esplosi; non risultano coinvolti italiani.

Il giuramento all’Isis e le bandiere in auto – Secondo quanto riferito dall’emittente australiana Abc citando l’intelligence interna Australian Security Intelligence Organisation (Asio), i due responsabili avrebbero giurato fedeltà allo Stato Islamico nel 2019. Nell’auto sarebbero state rinvenute due bandiere riconducibili all’Isis. Gli investigatori ritengono che l’attacco sia maturato in quell’area ideologica e che il legame con il gruppo terroristico fosse noto da tempo agli apparati.

L’ombra del 2019 e il collegamento con Isaak El Matari – Abc riporta che l’Asio si era interessata a Naveed Akram sei anni fa, dopo che la polizia aveva sventato piani per un attacco dell’Isis. In quel contesto, viene citato un collegamento con Isaak El Matari, che, secondo l’emittente, “sta scontando sette anni di carcere per aver pianificato un’insurrezione dell’Isis in qualità di autoproclamato comandante australiano del gruppo terroristico”.

La falla nei controlli sulle licenze – Nel racconto di Abc, nonostante quel precedente e l’attenzione dei servizi, Naveed Akram avrebbe avuto un regolare porto d’armi. Il commissario della polizia statale, Mal Lanyon, ha spiegato che il 50enne era regolarmente titolare di sei armi da fuoco, tutte con licenza, e che “tutte le armi sono state recuperate” dagli investigatori. Le autorità hanno quindi escluso la presenza di un terzo attentatore.

Albanese: nuove leggi più severe sulle armi – Il primo ministro australiano Anthony Albanese, sempre secondo quanto riportato da Abc, ha confermato che Naveed Akram è entrato nel radar dell’Asio per la prima volta nell’ottobre 2019 ed è stato indagato per un periodo di sei mesi, ma è stato valutato che non rappresentasse una minaccia. All’indomani della sparatoria, Albanese ha annunciato che proporrà leggi nazionali più severe, con nuove restrizioni e una limitazione sul numero di armi ottenibili da chi possiede una licenza: “Il governo è pronto a prendere tutte le misure necessarie. Tra queste c’è anche la necessità di leggi più severe sulle armi. Le persone possono radicalizzarsi nel tempo, le licenze non dovrebbero essere a tempo indeterminato”.

Risarcimenti, funerali e visti agevolati – In relazione all’attacco e alla chiusura alla balneazione di Bondi Beach, il governo avvierà una procedura ai sensi della legge su terrorismo e assicurazioni contro i cicloni per facilitare i risarcimenti a individui e imprese locali colpite. Sono previsti anche aiuti per i funerali e procedure agevolate per i visti dei familiari delle vittime dall’estero. Albanese ha inoltre annunciato l’estensione dei finanziamenti al Consiglio nazionale per la sicurezza ebraica, destinati anche a interventi strutturali per rafforzare la sicurezza, e il sostegno alle iniziative benefiche, inclusa la deducibilità fiscale delle donazioni.

Il passante che disarma un aggressore – Nel caos, un passante è riuscito ad affrontare uno degli assalitori a mani nude e a disarmarlo. L’uomo è stato identificato come Ahmed Al Ahmed, 43 anni: sarebbe stato colpito due volte e sottoposto a un intervento chirurgico. Il premier del Nuovo Galles del Sud, Chris Minns, lo ha definito “un vero eroe” e ha parlato di “un attacco diretto contro la comunità ebraica di Sydney”. Un parente, Mustafa, ha riferito alla televisione che il cugino, padre di due figli e proprietario di un negozio di frutta a Sutherland, non aveva esperienza con le armi e si trovava lì per caso: “È in ospedale e non sappiamo esattamente cosa stia succedendo. Speriamo che stia bene. È un eroe al 100%”. Nelle ore successive è esplosa anche una polemica sull’identità religiosa dell’uomo: per il premier israeliano Benjamin Netanyahu sarebbe ebreo, mentre, secondo 7News e altri media locali, sarebbe musulmano.

Perquisizioni a Bonnyrigg e un arresto – Un uomo è stato arrestato nel quartiere di Bonnyrigg, nella zona ovest di Sydney, dopo perquisizioni in un’abitazione ritenuta collegata a uno degli autori della sparatoria: lo scrive 7News, che mostra un uomo ammanettato mentre viene fatto salire su un’auto della polizia. Nelle stesse immagini si vedono anche due donne scortate fuori da una casa. Mezzi blindati “bearcats”, utilizzati per operazioni ad alto rischio, hanno attraversato un posto di blocco e si sono diretti verso la proprietà rimasta per ore al centro dell’attenzione degli agenti.

Da Trump a Herzog, la reazione internazionale – Donald Trump ha condannato l’accaduto definendolo “un gesto puramente antisemita”. Anche il presidente israeliano Isaac Herzog ha dichiarato: “Siamo con la comunità ebraica australiana”, aggiungendo che i pensieri e le preghiere sono con la comunità di Sydney e con l’intera comunità ebraica del Paese. Sul fronte italiano, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha affermato che l’attentato “è frutto di una campagna antisemita, queste povere vittime non hanno nulla a che fare con quanto accade in Cisgiordania o a Gaza in questi giorni travagliati”.

Farnesina e comunità ebraiche: l’allerta – La Farnesina e il Consolato Generale d’Italia a Sydney (@ItalyinSydney) monitorano la situazione. Per emergenze o segnalazioni è stato diffuso il contatto del Consolato al +61 410308768, il +39 06 36225 e l’indirizzo unita.crisi@esteri.it. Il presidente della comunità ebraica di Roma Victor Fadlun ha commentato: “Piangiamo le vittime dell’atroce attacco antisemita a Sydney e preghiamo per la guarigione dei feriti. La Comunità Ebraica di Roma si stringe alla Comunità e a Chabad di Bondi per la morte di Rav Eli Schlanger. L’odio antiebraico non ha confini… Ci aspettiamo condanne unanimi e incondizionate dal mondo politico”.

Il contesto e le accuse di Netanyahu a Canberra – Nel racconto dei media, la spiaggia era gremita di centinaia di persone accorse per l’inizio di Hanukkah. Jeremy Leibler, presidente della Federazione Sionista d’Australia, ha dichiarato: “La comunità ebraica è sotto shock. C’erano 2mila membri della comunità ebraica che celebravano Hanukkah e accendevano insieme la prima candela a Bondi Beach. Siamo in stato di massima allerta”. Sul piano politico, Netanyahu ha riferito, secondo il Times of Israel, di aver inviato ad agosto una lettera ad Albanese accusando Canberra di avere “gettato benzina sul fuoco” e sostenendo che politiche come il riconoscimento di uno Stato palestinese incoraggerebbero “l’odio per gli ebrei”.

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