Droga, riciclaggio e corruzione tra bar e ristoranti: 37 arresti

di Redazione

Un’indagine ad ampio raggio ha portato a un colpo durissimo a quattro organizzazioni criminali attive nel traffico di droga, nel riciclaggio e nella corruzione. I finanzieri del comando provinciale di Trento hanno eseguito 37 misure restrittive nei confronti di soggetti coinvolti in una complessa rete criminale. In carcere sono finite 18 persone, 2 agli arresti domiciliari, mentre per altri 18 sono scattati obblighi o divieti di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria.

I provvedimenti sono stati emessi dal gip del Tribunale di Trento su richiesta della Procura Distrettuale, con il supporto operativo dello Scico, del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche e con la collaborazione di Eurojust. Parallelamente, le Fiamme Gialle hanno proceduto al sequestro di beni per un valore complessivo di circa 12,4 milioni di euro: saldi bancari, immobili, quote societarie, e attività commerciali tra Trento, Lavis e Andalo, tra cui due bar, un pub e un ristorante-pizzeria. In totale sono oltre 70 gli indagati, di nazionalità italiana, albanese e magrebina.

Le indagini sono nate da un’attenta analisi delle cessioni di attività ricettive e ristorative, con particolare attenzione a un’anomala sequenza di acquisizioni avvenute durante il periodo pandemico. Diversi imprenditori locali, ostentando un tenore di vita ben oltre le normali possibilità economiche, hanno destato i sospetti della Guardia di Finanza. Il lavoro investigativo – condotto attraverso pedinamenti, intercettazioni, analisi finanziarie e segnalazioni di operazioni sospette – ha permesso di disarticolare quattro distinti gruppi criminali radicati nella provincia di Trento.

Il primo gruppo, composto da 18 persone in gran parte italiane, ruotava attorno a un noto ristoratore locale. L’uomo, considerato il promotore dell’organizzazione, gestiva due locali – un pub e un ristorante/pizzeria – trasformati in centrali dello spaccio di cocaina. Le ordinazioni avvenivano al telefono, con il codice “pizze d’asporto”, ciascuna delle quali corrispondeva a dosi di droga. In alcuni casi, il pagamento della cocaina avveniva direttamente tramite Pos, consentendo così un’immediata “ripulitura” del denaro. I proventi illeciti venivano successivamente riciclati grazie a un articolato sistema basato su polizze assicurative, ideato da un commercialista e un assicuratore compiacenti. I fondi, transitati attraverso conti correnti di un intermediario finanziario, venivano reinvestiti nell’economia reale, attraverso l’acquisto di immobili, alberghi, lingotti d’oro e orologi di lusso.

Ma non solo droga e riciclaggio. Le indagini hanno fatto emergere anche gravi irregolarità nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Uno dei ristoratori coinvolti, con il supporto del proprio commercialista, avrebbe corrotto l’ex presidente del consiglio di amministrazione di una società a partecipazione pubblica, offrendo cene, oggetti preziosi e promesse di denaro per pilotare, mesi prima della pubblicazione, i criteri di un bando da 10 milioni di euro relativo alla vendita di una prestigiosa struttura termale. Le intercettazioni hanno documentato gli incontri preparatori tra i vertici della società e gli indagati. Per queste condotte, il gip ha emesso misure interdittive: per l’imprenditore, il divieto per 12 mesi di esercitare ruoli direttivi o di contrarre con la Pubblica amministrazione; per l’ex presidente della società pubblica, la sospensione dai pubblici uffici per un anno, con l’aggiunta dell’accusa di peculato, per aver fatto acquistare beni personali con fondi societari. Al commercialista sono stati imposti l’obbligo di dimora e l’interdizione dalla professione.

Il secondo gruppo criminale, composto da 10 persone (otto magrebini), era specializzato nel traffico di hashish. Lo stupefacente, acquistato principalmente a Torino e Bologna, veniva spacciato a Trento, Rovereto e Borgo Valsugana. Le indagini hanno ricostruito un traffico di circa 80 chilogrammi di hashish, per un profitto complessivo superiore ai 7 milioni di euro.

Un terzo filone ha coinvolto un’associazione dedita al traffico internazionale di cocaina, hashish e marijuana. I sei componenti, tra cui quattro italiani, importavano droga da Belgio e Olanda grazie a corrieri con veicoli dotati di doppifondi. Il punto di stoccaggio era un bar di Lavis, gestito da un cittadino serbo. L’organizzazione ha movimentato circa 50 chilogrammi di sostanze, con un guadagno illecito di circa 4,7 milioni di euro.

Infine, il quarto gruppo, costituito da tre albanesi e una cittadina moldava residenti a Trento, è risultato attivo nel reinvestimento dei profitti del narcotraffico. Nonostante due di loro fossero già stati condannati in via definitiva per reati simili, avevano aperto un nuovo bar nel centro di Trento, intestandolo a un prestanome per aggirare i controlli e proseguire le attività di riciclaggio.

L’operazione – condotta con il supporto di 200 finanzieri, 70 perquisizioni e l’ausilio degli elicotteri della Sezione Aerea di Bolzano – rappresenta uno dei più ampi interventi contro la criminalità organizzata nel territorio trentino degli ultimi anni. Le indagini proseguono, con l’obiettivo di far luce su eventuali ulteriori responsabilità e ramificazioni. IN ALTO IL VIDEO

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