Aveva pianificato tutto nei minimi dettagli, con una lucidità agghiacciante. Un uomo di 64 anni, residente a Ozieri, in provincia di Sassari, è stato arrestato con l’accusa di strage e simulazione di reato dopo aver messo in atto un ingegnoso quanto folle piano: attirare i carabinieri nella sua abitazione, saturata di gas, e farla esplodere al loro arrivo.
Il tentativo è fallito solo per un soffio. Nella notte tra martedì e mercoledì, l’uomo ha telefonato al 112, denunciando di aver appena ucciso la moglie. Un’allerta gravissima che ha attivato immediatamente l’intervento delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco. L’appartamento, però, era vuoto. Nessuna traccia della donna e nessun cadavere, ma un forte odore di gas che ha subito messo in allarme i soccorritori. I vigili del fuoco hanno sfondato la porta, messo in sicurezza l’impianto e chiuso l’erogazione del gas. A quel punto, il sospetto si è trasformato in certezza: quella chiamata era una trappola.
La donna, infatti, è stata rintracciata poco dopo dai militari: viveva in un altro comune e stava bene. La falsa confessione dell’omicidio si è rivelata il fulcro di un piano studiato per provocare una strage. L’uomo, infatti, non si trovava all’interno dell’abitazione, ma nascosto in un bunker artigianale scavato nel cortile della casa. Lì si era appostato con un sistema di innesco a distanza, pronto a detonare l’esplosivo o a incendiare il gas nel momento esatto in cui i carabinieri avessero varcato la soglia.
Non si conoscono ancora le ragioni che, all’ultimo momento, lo hanno fatto desistere dal portare a termine il gesto estremo. Per oltre un’ora, l’intero quartiere è rimasto isolato, con i residenti chiusi in casa per timore che l’uomo fosse armato. Alla fine, i militari della Compagnia di Ozieri sono riusciti a scovarlo nel rifugio sotterraneo e ad arrestarlo senza incontrare resistenza.
Secondo le prime indagini coordinate dalla Procura, all’origine del gesto ci sarebbe un profondo rancore verso i carabinieri, accusati dall’uomo di essere la causa della sua separazione. Anni fa, infatti, la moglie lo aveva denunciato per maltrattamenti. Un rancore che si è trasformato nel tempo in una vera ossessione, culminata in un atto che poteva avere conseguenze devastanti.
Solo pochi giorni fa, lo stesso 64enne era stato condannato dal Tribunale di Sassari per aver danneggiato la lapide dedicata al carabiniere Walter Frau, caduto nel 1995 a Chilivani durante un conflitto a fuoco con una banda di rapinatori. Un gesto simbolico che, alla luce dei fatti, appare come l’ennesimo segnale di un odio radicato e pericoloso. Ora l’uomo si trova nel carcere di Bancali, in attesa del processo.