Napoli, libertà femminile e poesia visiva: al Madre la mostra di Tomaso Binga

di Redazione

Apre al museo Madre la mostra “Euforia – Tomaso Binga”, a cura di Eva Fabbris con Daria Khan: è la più ampia retrospettiva museale dell’artista, quaranta anni di attività in centoventi opere tra installazioni, fotografie, collage, documenti, testimonianze di performance – molte delle quali mostrate per la prima volta o a decenni di distanza, provenienti da musei e collezioni private.

L’esposizione, aperta fino al 21 luglio, si snoda nelle diciotto sale del terzo piano con un allestimento sperimentale dal tracciato circolare ideato dal collettivo multidisciplinare Rio Grande. Tomaso Binga, nome d’arte di Bianca Pucciarelli Menna (nata a Salerno nel 1931, vive e lavora a Roma), artista che dal 1971 ha scelto di entrare nel mondo dell’arte con uno pseudonimo maschile: “Il mio nome maschile – dice Binga – gioca sull’ironia e lo spiazzamento; vuole mettere allo scoperto il privilegio maschile che impera nel campo dell’arte, è una contestazione per via di paradosso di una sovrastruttura che abbiamo ereditato e che, come donne, vogliamo distruggere.

In arte, sesso, età, nazionalità non dovrebbero essere delle discriminanti. L’Artista non è un uomo o una donna ma una Persona”. Euforia è una parola particolarmente amata da Binga perché contiene tutte le vocali. Per Eva Fabbris “Tomaso Binga è un pezzo di storia culturale italiana e non solo reputo urgente raccontare, documentare, analizzare e mostrare, proprio nel momento in cui le nuove generazioni ripensano temi di genere e definizioni identitarie e linguistiche, e le reinventano con una libertà complessa ed eccitante”.

Per Angela Tecce, presidente della Fondazione Donnaregina: “Con l’ampia mostra retrospettiva al museo Madre e con il libro sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito del programma Italian Council con il supporto dell’Associazione Amici del Madre, la Fondazione Donnaregina conferma il proprio impegno nella creazione di un archivio dell’arte contemporanea in Campania”.

Nella sua pratica quarantennale Binga ha parlato del corpo femminile come di un significante di libertà attraverso la sua originale poesia visiva e le sue performance, giocando con le parole per affermare un femminismo gioioso caratterizzato da dissacrazione, umorismo, denuncia. IN ALTO IL VIDEO

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