Scuola, nessun rinvio: si torna in classe il 10 gennaio. Presidi: “Unica arma contro Dad è il vaccino, ma no a discriminazioni”

di Redazione

Nessuno slittamento del rientro in classe degli studenti italiani. Lo fanno sapere fonti di governo. Le varie proposte lanciate dalle singole Regioni non sono sul tavolo del Consiglio dei ministri che dovrebbe tenersi mercoledì 5. Si tornerà, quindi, in classe nella data prevista da ogni Regione, tra il 7 e il 10 gennaio. – continua sotto –

Ma ci sono alcuni governatori che ritengono necessario posticipare a fine gennaio-inizio febbraio il rientro in presenza. Come il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che potrebbe adottare un provvedimento in tal senso per le scuole campane. Ciò nonostante vada in contrasto con le decisione del governo centrale per il quale la Dad dovrebbe essere limitata solo a strette esigenze sanitarie epidemiologiche e in casi straordinari, demandati alle singole Regioni. “Nel quadro attuale di diffusione del contagio fra i giovanissimi – ha detto De Luca – mi parrebbe una misura equilibrata e di grande utilità il semplice rinvio del ritorno a scuola. Prendere 20-30 giorni di respiro, consentirebbe di raffreddare il picco di contagio, che avrà a gennaio probabilmente un’altra spinta, e di sviluppare, in questi giorni, la più vasta campagna di vaccinazione possibile per la popolazione studentesca”.

Sulle scuole “la competenza è nazionale e non regionale”, ma “credo che ci sia ragionevolezza nelle parole di chi sostiene la necessità di uno slittamento” della riapertura, “però preferisco non pronunciarmi prima di un confronto con gli altri governatori”, ha detto il presidente della Toscana Eugenio Giani. “E’ evidente che dipende molto dalla situazione epidemiologica che si verrà a creare di qui ai prossimi giorni. – ha aggiunto – Le scuole ripartono il 7, ma per molte il rientro è previsto il 10. Sono sempre stato contrario alla Dad e ho sempre cercato la scuola in presenza, però se la situazione epidemiologica è questa è ragionevole che il governo decida uno slittamento di una o due settimane”. Il presidente della Toscana ha sottolineato che “la trasmissione del contagio fra i bambini è uno degli elementi che fa salire i dati, e ancora tanti bambini dai 5 agli 11 anni si devono vaccinare, e di conseguenza è una situazione che deve essere valutata anche per un possibile slittamento”.

Il governatore del Veneto, Luca Zaia, invece parla di durata delle quarantene: “Porteremo avanti proposta sulla scuola ma non possiamo anticiparla oggi. E’ una proposta sulla durata delle quarantene e di chi dovrà fare quarantena rispetto alla situazione vaccinale. Anche per la presenza a scuola? Anche per la presenza a scuola, ma non discriminando tra vaccinati e non vaccinati”. Si tratta di una discussione, spiega, che si svilupperà “in un tavolo nazionale”. Più cauto il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio: “La scuola è un tema delicato, vogliamo garantirla come abbiamo sempre fatto dal primo giorno della pandemia. È legata ai colori e agli automatismi che vengono previsti dal decreto del governo. Quindi attendiamo dalla riunione del Consiglio dei ministri prevista per il 5 gennaio di avere indicazioni chiare”.  – continua sotto –

Anp: “Unica arma contro Dad è la vaccinazione, ma non discriminare bambini non vaccinati” – L’unica “arma” contro la Dad resta la vaccinazione. Ne è convinto il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli, che sull’ipotesi di dad “differenziata” tra vaccinati e non in caso di più di un positivo in classe precisa: “Il protocollo sulle quarantene è chiaro, e prevede che con due positivi si vada in dad. Ma la decisione non è del dirigente ma della Asl. Oltretutto – sottolinea Giannelli – a scuola non può sapere chi è vaccinato o chi no, in assenza di una norma che prescriva l’obbligo vaccinale per studentesse e studenti. O, meglio, non ha proprio il diritto di saperlo. “Le valutazioni sanitarie spettano agli organi competenti. Cioè al Cts – prosegue Giannelli – La scuola fa di tutto. Occorre gestire l’emergenza sanitaria e la tutela della salute collettiva può essere prevalente sul diritto all’istruzione. Io vedo che il numero dei contagi cresce ovunque. Se sarà necessario tornare in dad, si farà. Certo, c’è un protocollo di difficile gestione, è una situazione in continuo divenire e, all’interno della stessa classe ci può essere una situazione che cambia in pochi giorni. La Didattica a distanza è la scialuppa di salvataggio. Il mio invito continua ad essere per tutti la vaccinazione”.

Sul ritorno l’ipotesi che circola è quella di evitare il tampone immediato per tutti i compagni nel caso di scoperta di un positivo in classe, mandando in Dad, solo al secondo caso di contagio, i non vaccinati e mantenendo in presenza e in autosorveglianza i vaccinati con mascherina Ffp2. Ma l’ipotesi appare “discriminatoria” a molti. “Era stato annunciato che sarebbero stati organizzati hub per fare tamponi agli studenti in vista della riapertura delle scuole. – dice il presidente dell’Anp – Sarebbe questa la misura da attuare, la cosa migliore dopo le feste, ma a pochi giorni dalla riapertura non ne abbiamo contezza. Noi come Anp siamo contrari a mettere in Dad i ragazzi non vaccinati perché sarebbe una discriminazione. Se la proposta è questa o rimandare gli ingressi vuol dire che la scuola farà le spese di una serie di mancanze. Di questo passo si rischia la distruzione del settore”.

Critica anche la presidente della Sip, Società italiana di pediatria, Annamaria Staiano, che definisce “di sicuro una discriminazione” il suggerimento di alcuni governatori di differenziare la quarantena fra bimbi vaccinati e non.

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