Iss: “Non vaccinati rischiano terapia intensiva e morte 26 volte più”

di Redazione

I ricoveri nelle unità di terapia intensiva per Covid-19 sono 25,7 volte più numerosi nei non vaccinati rispetto a coloro che hanno avuto tre dosi di vaccino. Lo indica l’Aggiornamento nazionale sull’epidemia in Italia dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Nel report si legge che il tasso di ricovero nelle terapie intensive è pari a 23,1 ogni 100mila abitanti per i non vaccinati, a 1,5 ogni 100mila per i vaccinati da oltre 120 giorni, a 1 ogni 100mila per i vaccinati da meno di 120 giorni, a 0,9 ogni 100mila per i vaccinati con la dose booster. – continua sotto –

Per quanto riguarda il rischio relativo di ricovero in terapia intensiva, è 15,4 volte maggiore per i non vaccinati rispetto ai vaccinati con ciclo completo da più di 120 giorni; è 23,1 volte maggiore per i non vaccinati rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni; è 25,7 volte maggiore per i non vaccinati rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster. I dati sulla terapia intensiva si riferiscono al periodo tra il 12 novembre e il 12 dicembre 2021. L’Iss sottolinea sia necessario tenere conto del fatto che “la somministrazione della dose aggiuntiva/booster è iniziata recentemente e nella prima fase ha coinvolto principalmente solo le categorie maggiormente a rischio”.

Per quanto riguarda i decessi, prendendo in considerazione il periodo dal 5 novembre al 5 dicembre 2021, il tasso è pari a 34 ogni 100mila abitanti per i non vaccinati, a 4,1 ogni 100mila per i vaccinati da oltre 120 giorni, a 3 ogni 100mila per i vaccinati da meno di 120 giorni, a 1,3 ogni 100mila per i vaccinati con la dose booster. Il rischio relativo di morte è 8,3 volte maggiore per i non vaccinati rispetto ai vaccinati con ciclo completo da più di 120 giorni; è 11,3 volte maggiore per i non vaccinati rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni; è 26,2 volte maggiore per i non vaccinati rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster.

Passando ai ricoveri ordinari, considerando il periodo dal 12 novembre al 12 dicembre 2021, il tasso è pari a 172,4 ogni 100mila abitanti per i non vaccinati, a 22,3 ogni 100mila per i vaccinati da oltre 120 giorni, a 13,7 ogni 100mila per i vaccinati da meno di 120 giorni, a 8,8 ogni 100mila per i vaccinati con la dose booster. Il rischio relativo di ricovero è 7,7 volte maggiore per i non vaccinati rispetto ai vaccinati con ciclo completo da più di 120 giorni; è 12,6 volte maggiore per i non vaccinati rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni; è 19,6 volte maggiore per i non vaccinati rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster. Infine, le diagnosi: considerando il periodo dal 26 novembre al 26 dicembre 2021, il tasso è pari a 3.569,4 ogni 100mila abitanti per i non vaccinati, a 2.284,4 ogni 100mila per i vaccinati da oltre 120 giorni, a 1.330,9 ogni 100mila per i vaccinati da meno di 120 giorni, a 1.695,5 ogni 100mila per i vaccinati con la dose booster. – continua sotto –

Il rischio relativo di contagio è 1,6 volte maggiore per i non vaccinati rispetto ai vaccinati con ciclo completo da più di 120 giorni; è 2,7 volte maggiore per i non vaccinati rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni; è 2,1 volte maggiore per i non vaccinati rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster. Il divario tra non vaccinati e vaccinati con terza dose risulta ancora più ampio se si considera la fascia degli over 80: il tasso di ospedalizzazione per i non vaccinati (712,7 ricoveri per 100mila) è circa 42 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (17,0 per 100mila); il tasso di ricoveri in terapia intensiva (38,5 per 100mila) è circa 48 volte più alto rispetto a chi ha la terza dose (0,8 per 100mila); il tasso di decesso (266,6 per 100mila) è circa 74 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (3,6 per 100mila).

Considerando le stime dell’efficacia del vaccino, nel prevenire i casi di Covid-19 è del 77,6% nei vaccinati con ciclo completo entro 90 giorni, del 64,5% tra i 90 e 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, del 41,6% oltre i 120 giorni, del 75% con la dose booster. Nel prevenire la malattia severa, invece, l’efficacia è del 95,7% nei vaccinati con ciclo completo entro 90 giorni, del 93% tra i 90 e 120 giorni, dell’88,8% oltre i 120 giorni, del 97,8% con la terza dose. Nel report si legge che nel periodo 20 dicembre 2021 – 2 gennaio 2022 la variante Delta è ancora predominante in Italia, “ma la diffusione della variante Omicron è in rapido aumento”. In questo arco di tempo sono stati segnalati in tutto 934.886 nuovi casi, di cui 721 deceduti. Per l’undicesima settimana consecutiva, si conferma “un aumento rapido e generalizzato del numero di nuovi casi”. L’incidenza settimanale sale a 1.098 casi per 100mila abitanti (era 429).

La fascia di età che registra il più alto tasso di incidenza settimanale è 20-29 anni, con un’incidenza pari a 2.144 casi per 100mila abitanti, in aumento rispetto alla settimana precedente. Al momento, l’incidenza più bassa si rileva nelle fasce di età superiori agli 80 anni (302 x 100mila abitanti), che presentano anche una maggiore copertura vaccinale sia con ciclo completo sia con dose di richiamo. L’età mediana dei soggetti che hanno contratto l’infezione da virus Sars-CoV-2 nel periodo in esame è pari a 35 anni, in diminuzione rispetto alla scorsa settimana. – continua sotto –

I valori di Rt stimati più recenti sono: Rt sintomi= 1,41 al 22 dicembre 2021, Rt ospedalizzazioni= 1,30 al 28 dicembre 2021, Rt augmented= 1,83 al 28 dicembre 2021. In aumento da due settimane la percentuale di casi tra operatori sanitari rispetto al resto della popolazione. Dal 24 agosto 2021 al 5 gennaio 2022, “sono stati segnalati 36.082 casi di reinfezioni, pari a 2% del totale dei casi notificati. Nell’ultima settimana si osserva un aumento della percentuale di reinfezioni, che sale al 3,1% del totale dei casi segnalati rispetto al 2,4% della settimana precedente. I dati si riferiscono principalmente alla circolazione della variante Delta. La probabilità di contrarre una reinfezione risulta più elevata nei non vaccinati rispetto ai vaccinati con almeno una dose e negli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione”.

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