Ex vigilessa morta, arrestate le due figlie con il fidanzato della maggiore

di Redazione

Svolta nelle indagini sulla morte di Laura Ziliani, la ex vigilessa di Temù, nel Bresciano, svanita nel nulla l’8 maggio scorso e il cui cadavere è stato trovato tra la vegetazione nel paese dell’Alta Vallecamonica lo scoro 8 agosto. Questa mattina sono state arrestate dai carabinieri di Brescia due delle tre figlie della donna e il fidanzato della maggiore. Silvia Zani, 27 anni, fisioterapista, Paola Zani, 19 anni, studentessa di Economia, e Mirto Milani, 28 anni, sopranista, diplomato in Conservatorio nativo di Calolziocorte (Lecco) ma che abita a Roncola San Bernardo (Bergamo), sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brescia. Le due ragazze sono state prelevate nella loro abitazione in un condominio di via Galvani, alla periferia di Brescia. Estranea ai fatti l’altra sorella. – continua sotto – 

Contestati i reati di omicidio volontario, aggravato dalla relazione di parentela con la vittima, e di occultamento di cadavere. Le indagini, avviate dai militari della compagnia di Breno, parallelamente alle ricerche, avrebbero evidenziato numerose anomalie nel racconto fornito dai tre arrestati, “inducendo i carabinieri e la Procura a ritenere poco credibile la versione dell’infortunio o del malore in montagna” riferiscono gli inquirenti.

I tre sono accusati di aver “somministrato in concorso una sostanza che ha cagionato la morte della Ziliani allo stato sconosciuta e o non ancora stabilita e di avere occultato il cadavere della donna nella notte tra il 7 e l’8 maggio”, come si legge nel provvedimento del gip Alessandra Sabatucci. “L’esame autoptico avrebbe permesso di rilevare Bromazepan, un medicinale ad azione ansiolitica e ipnoinduttrice, i cui rilievi quantitativi consentono però di escludere che possa avere un ruolo diretto nel determinare l’arresto delle azioni vitali di Laura Ziliani, anche se è possibile ritenere che al momento del decesso la donna si trovasse sotto influenza di tale composto”.

Per quanto riguarda il movente, il gip Sabatucci scrive che “Il proposito omicidiario è il frutto di una lunga premeditazione e di un piano criminoso che ha consentito loro di celare per lungo tempo la morte e di depistare le indagini”. Secondo gli inquirenti il movente è di natura economica: “I tre indagati avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Laura Ziliani nell’amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare al fine di risolvere i rispettivi problemi economici”. – continua sotto – 

Sin da subito, sono risultati sospetti sia l’allarme dato troppo in fretta dalle due figlie la mattina della scomparsa della madre, sia il rinvenimento del telefono cellulare, da cui la donna non era solita separarsi, trovato sotto una panca in cantina.  Ad aggravare il quadro e a convincere ancora meno gli inquirenti circa l’ipotesi della scomparsa è stato, nella tarda mattinata del 23 maggio, il ritrovamento della scarpa che la donna – a dire delle due figlie – indossava la mattina verso le sette quando sarebbe uscita di casa per fare la passeggiata. La calzatura, infatti, è stata rinvenuta nel torrente Fumeclo, in un punto che sarebbe incompatibile con la direzione verso monte che avrebbe intrapreso la signora Ziliani, ma sotto l’abitazione della donna. Sempre nel fiume Fumeclo, poco distante dall’abitazione della donna, agli inizi di giugno scorso, era stato rinvenuto un jeans femminile rovesciato, compatibile con quello che, secondo il racconto delle figlie, la Ziliani avrebbe indossato la mattina della scomparsa. Non solo: è stata rinvenuta anche la seconda scarpa della signora Ziliani che, per come emerso dalle indagini, è stata collocata nel luogo del rinvenimento proprio dagli arrestati al fine di depistare le attività investigative avvalorando l’ipotesi dell’infortunio o del malore.

Il corpo della donna era stato trovato esattamente tre mesi dopo la scomparsa, l’8 agosto, tra il fiume Oglio e la vicina pista ciclabile. Il cadavere non era riconoscibile in volto ed era nascosto tra rami e foglie. La donna indossava solo biancheria intima. È stata riconosciuta grazie a un paio di orecchini e a una cisti presente sul piede: poi successivamente la conferma è arrivata con l’esame del Dna. Il medico legale, durante l’autopsia, non ha trovato lesioni esterne. L’ipotesi è poi che il corpo sia stato nascosto in un posto che ha rallentato il processo di decomposizione. I preliminari accertamenti tossicologici eseguiti dall’istituto di medicina legale di Brescia hanno riscontrato la presenza di benzodiazepine nel corpo della 55enne. Tra le ipotsi anche quella dell’avvelenamento, forse con una tisana.

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