Aversa, riapriamo la storica chiesa di Sant’Antonio al Seggio: la prima dedicata al Santo dei Miracoli

di Francesco di Biase

Aversa (Caserta) – Il 12 novembre di tre anni fa la chiesa di Sant’Antonio ad Aversa, in zona Seggio, prima chiesa al mondo dedicata al Santo dei Miracoli, fu dichiarata inagibile per copiose infiltrazioni d’acqua nella struttura portante. Costruita con il sito conventuale nel 1230, fu chiusa a tempo indeterminato dopo che l’allora responsabile del complesso, padre Paolo, sulla scorta di una minuziosa perizia tecnica costata circa 12mila euro, commissionata per verificare eventuali problemi di staticità all’interno del dormitorio, fu costretto a dichiarare, a scopo precauzionale, l’inagibilità della struttura, confermata dai Vigili del fuoco, e ad abbandonare con gli altri frati definitivamente la dimora che, per concessione della Curia, occupavano dal lontano 1992. – continua sotto – 

Dai sopralluoghi, difatti, venne fuori che, complici le forti piogge, oltre al dormitorio anche la sacrestia era stata interessata da danni strutturali. Una doccia fredda per i fedeli che appresero la notizia durante l’omelia di quella che sarebbe stata l’ultima celebrazione domenicale di lì a seguire. Dopo qualche settimana fu avviata anche una raccolta firme, alla quale aderirono numerosissimi cittadini, nella speranza di richiamare l’attenzione degli organi preposti sulla vicenda ma la richiesta restò inascoltata. Un rimbalzo di competenze tra i vari Enti interessati, il Fec – Fondo Edifici di Culto, al quale è riconducibile la proprietà, la Prefettura di Caserta in qualità di ente governativo territoriale, la Curia e il Comune di Aversa, durato tre anni che ha portato a ben poco. In effetti, l’unico intervento effettuato, commissionato dal Fec, che è parte del Ministero dell’Interno, ha riguardato la messa in sicurezza della copertura del tetto che, stando alle condizioni in cui si trovava, favoriva le infiltrazioni d’acqua piovana nel complesso monumentale. Ma, a quanto pare, i lavori furono eseguiti soltanto sulla parte che rientra nelle disponibilità del Ministero dell’Interno, e non sull’altra area della struttura che risulta essere invece di proprietà comunale. Ancor più, quello che preoccupa è la grande quantità d’acqua che, all’epoca dei fatti, si riversò presumibilmente nella parte sottostante il complesso. Una sorta di ‘piscina’ che, a quanto fu dato capire, si estendeva anche nel sottosuolo della piazzetta antistante la chiesa interessando una parte di via Seggio. – continua sotto – 

Troppo tempo è trascorso, considerando anche l’aspetto puramente sociale e religioso della vicenda. La chiesa oltre ad essere, da sempre, un punto fermo per i fedeli è stata la sede della Fraternita dell’Ordine Francescano Secolare di Santa Chiara, molto attiva sul territorio attraverso numerose iniziative socio-assistenziali. Fra queste, è doveroso menzionare le visite mediche periodiche, organizzate in collaborazione con i tanti medici specialisti, che hanno permesso a chi ne faceva richiesta di ricevere assistenza direttamente nell’oratorio del complesso monumentale. Per non parlare della tradizionale “castagnata” di beneficenza, appuntamento natalizio capace di richiamare all’interno del chiostro centinaia di persone con lo scopo di raccogliere fondi da destinare ai più bisognosi. Non va dimenticata, inoltre, la valenza storico-artistica della struttura: la prima chiesa al mondo dedicata a Sant’Antonio, sublime esempio di architettura barocca su struttura gotica, quest’ultima caratterizzata dalla facciata con il portale e il rosone centrale, le due monofore ed i cantonali in pietra. – continua sotto – 

Tutti motivi validi per i quali bisogna intervenire per restituire il complesso alla cittadinanza, o almeno la chiesa per le celebrazioni religiose poiché, da quanto ne sappiamo, e a differenza dalla restante parte del sito, non sembra essere stata colpita da infiltrazioni o danni tali da paventare possibili rischi di cedimento, pertanto potrebbe essere fino a prova contraria riutilizzata. Non essendoci più i frati, una volta riaperta in sicurezza la chiesa, la celebrazione della messa potrebbe essere affidata ad un parroco esterno di buona volontà, riservando ai componenti della Fraternita, che non aspettano altro, l’ordinaria gestione del complesso e dei preparativi di rito, come già avviene ad esempio in una struttura analoga della vicina città di Sant’Antimo. Intervenga dunque chi di dovere facendo tutto il possibile e quanto rientra nelle sue competenze e possibilità. Riapriamo Sant’Antonio!

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