Giardini Naxos, traffico di rifiuti e tangenti: 11 arresti nell’inchiesta sulla “Eco Beach”

di Redazione

 I carabinieri del Comando per la Tutela Ambientale e del comando provinciale di Messina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di 16 provvedimenti cautelari personali (2 arresti in carcere, 9 arresti domiciliari, 4 obblighi di firma, una interdizione dai pubblici uffici) e 2 sequestri di aziende, disposti dal Tribunale di Messina, su richiesta della locale Procura Antimafia, nei confronti di 14 persone tra imprenditori e dipendenti operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti e di 2 funzionari pubblici della Città Metropolitana di Messina. Contestati i reati di associazione per delinquere, attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, combustione illecita di rifiuti, “invasione di terreni” e “deviazione di acque”, abuso d’uffici, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale e corruzione. – continua sotto – 

L’indagine, denominata “Eco Beach”, dal nome della società attorno alla quale ruota tutta l’illecita attività, è stata condotta dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Catania e della Sezione di Polizia giudiziaria carabinieri della Procura di Messina, ed ha avuto inizio, il 16 dicembre 2016, a seguito del controllo eseguito dai militari del Noe e della compagnia di Taormina in un impianto di trattamento rifiuti di Giardini Naxos che, nella circostanza, risultò essere stato realizzato, in maniera abusiva, in un’area sottoposta a vincoli di varia natura (tra cui quello di carattere idrogeologico), con l’illecita trasformazione di un lungo tratto dell’alveo di un torrente che lo fiancheggia, attraverso riporti di terreno, in una strada carrabile utilizzata per far giungere al sito i mezzi pesanti trasportanti i rifiuti. Tale situazione di fatto ha comportato (e potrebbe tuttora comportare) seri e reali rischi di possibili inondazioni anche del centro abitato posto a vale dell’impianto, poiché la trasformazione dell’alveo del torrente (torrente “San Giovanni” in località Cantaro del comune di Taormina) nella suddetta strada a fondo battuto ha notevolmente ristretto la larghezza naturale del corso d’acqua, determinando il difficoltoso deflusso naturale delle acque in caso di precipitazioni particolarmente avverse, fatto peraltro già verificatosi in almeno due occasioni negli ultimi tre anni.  – continua sotto – 

E’ poi emerso il coinvolgimento, in ipotesi di traffico illecito di rifiuti, di più persone e società direttamente collegate alla prima ed al suo titolare di fatto, tanto che, nel maggio del 2018, la direzione delle indagini fu assunta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina. Nel dicembre 2018, l’impianto della società Eco Beach è stato sottoposto a stringente ispezione da parte del Noe di Catania e, per le gravi violazioni contestate, sequestrato. Tale provvedimento è stato convalidato da giudice per le indagini preliminari ed ulteriormente confermato dal Tribunale del Riesame, cui gli interessati avevano avanzato ricorso. Nell’ambito delle indagini sono emerse reiterate condotte illecite da parte dei numerosi indagati, in ordine alla compilazione e ricezione di formulari di identificazione contenenti dichiarazioni non veritiere, all’occultamento, distruzione e l’incenerimento illecito di rilevanti quantità di rifiuti, fino al rilascio di autorizzazioni illecite lungo una lunga filiera che va dal livello della Pubblica Amministrazione locale fino ai vertici provinciali del settore ambientale. – continua sotto – 

L’illecita attività si è sviluppata attraverso le condotte dei reati di gestione illecita, discarica abusiva, occultamento ed incenerimento di rifiuti, anche di natura pericolosa, tra cui spiccano: percolato di discarica; residui della lavorazione meccanica di plastiche, carte e cartone; sfalci di potatura e scarti della lavorazione del legno; rifiuti elettronici contenenti sostanze pericolose – cosiddetti Raee (in particolare frigoriferi); fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane; rifiuti biodegradabili da cucine e mense; rifiuti provenienti dal trattamento meccanico di altre tipologie di rifiuti; rifiuti ingombranti (soprattutto materassi) per un quantitativo stimato di svariate decine di migliaia di tonnellate, che ha procurato agli indagati un illecito profitto di qualche milione di euro. – continua sotto – 

Sul fronte dei reati contro la Pubblica amministrazione, rilevanti prove sono state raccolte in ordine ai reati di abuso ed omissione di atti d’ufficio, falso materiale, falso ideologico, finalizzati al rilascio di autorizzazioni illegittime, necessarie a “coprire” le illecite operazioni di smaltimento, nonché anche in ordine ad un “dimostrato” episodio di corruzione di un pubblico funzionario della Citta Metropolitana di Messina, addetto al controllo, attraverso la cessione di somme di denaro e ricezione di altre regalie (cene e altre utilità), che compensassero un documentato atteggiamento “compiacente” nel corso dei controlli. Nel provvedimento cautelare viene contestato il reato di associazione per delinquere a 8 indagati, ritenuti partecipi di un’organizzazione strutturale, un gruppo criminale volto alla commissione di una serie indeterminata di reati contro la pubblica amministrazione e in materia ambientale, quali il traffico illecito e lo smaltimento illecito dei rifiuti speciali, anche pericolosi, con il fine di consentire a taluni imprenditori operanti nel settore ambientale di massimizzare i profitti, attraverso una considerevole riduzione dei costi che avrebbero dovuto sostenere, qualora avessero proceduto a smaltire i rifiuti in modo lecito. – continua sotto –

Complessivamente sono 21 gli indagati tra cui: 16 persone direttamente riconducibili alla gestione illecita di diverse società operanti nel settore della gestione dei rifiuti di varie province della Sicilia; 5 persone appartenenti a pubbliche amministrazioni e enti di controllo locali e provinciali della Pubblica amministrazione, coinvolti nel rilascio di attestazioni non veritiere, autorizzazioni illegittime ed altro. Nello stesso contesto il giudice per le indagini preliminari ha disposto anche il sequestro dei due più importanti impianti di trattamento rifiuti coinvolti nell’indagine, riconducibili alle società Eco Beach srl di Giardini Naxos e Ofelia srl di Catania, per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro. IN ALTO IL VIDEO

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