Napoli, disastro trasporti tra disservizi e assembramenti: scatta inchiesta

di Redazione

Sui disservizi dei trasporti pubblici registrati nei giorni scorsi a Napoli, e in particolare nella giornata di lunedì 12 ottobre, ora indagano i carabinieri. Gli investigatori sono stati notati oggi al Comune. Nelle scorse settimane, stavolta a causa dell’assenza di personale, la Linea 1 della metropolitana di Napoli ha dovuto limitare l’esercizio, già solitamente interrotto alla stazione Dante (escludendo il terminal Fs di Garibaldi) per guasti o altro. Ferme anche le funicolari, per il congedo parentale di due capiservizio non sostituiti dai colleghi.

Una situazione oltre ogni limite, di veleni e disagi sempre maggiori per l’utenza costretta a viaggiare in condizioni di grande rischio covid, che degenera mese e dopo mese e non sembra trovare soluzione nemmeno le invettive del sindaco de Magistris che l’altro giorno ha parlato di «attacco criminale» alla città. E proprio da qui sarebbe partita l’inchiesta della Procura. Mentre prosegue un confronto sindacale ad altissima tensione tra Comune, organizzazioni di categoria e Azienda napoletana Mobilità, accusata di non badare alla sicurezza dei lavoratori. Dove non riesce il Comune, insomma, interviene il magistrato.

I carabinieri, delegati dai pm della Procura di Napoli, avrebbero ascoltato il funzionario che dirige il settore mobilità. Ascoltati, come persone informate sui fatti, anche quattro funzionari dell’Anm. Di contro, i sindacati, in particolare l’Usb, hanno presentato esposti all’ufficio inquirente partenopeo e anche all’ispettorato del lavoro, alle Asl, ai carabinieri e al Nas coi quali denunciano il sovraffollamento dei mezzi pubblici determinato dal mancato controllo delle capienze a bordo e nelle stazioni e carenze nelle pulizie e nelle sanificazioni. Da diversi giorni i sindacati stanno denunciando anche un crescente numero di contagi tra i dipendenti dell’Anm e, fa sapere l’Usb, «la mancanza di una procedura unica che informi i lavoratori su come comportarsi in caso di lavoratori positivi al Covid-19».

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