Cellole e il progetto del Centro Sociale Polivalente

di Redazione

di arch. Salvatore Costanzo – In molti comuni della provincia di Caserta il disagio sociale, culturale e ambientale ostacolano l’accesso e la piena fruizione ai servizi. Il tema negli ultimi tempi è stato discusso ed esaminato spesso sotto molteplici profili allo scopo di fornire chiare indicazioni operative. Numerose indagini conoscitive della situazione territoriale e urbanistica effettuate in talune zone della Terra di Lavoro, come quelle condotte – in particolare – a scala sovracomunale in ambiti geografici del comprensorio domiziano, hanno messo in luce l’assoluta carenza di strutture adibite ai servizi socioculturali. Da qui è nata l’idea che, travalicando una visione localistica, è possibile guardare all’intero litorale casertano come un’unità da servire anche nel settore delle aree destinate alla socializzazione, ma non solo.

Su ciascuno di questi argomenti la letteratura è sconfinata: tuttavia poiché di essi ci occupiamo in quanto “tessuti produttivi” della nostra provincia, seguiremo il filo che collega alleanze storico-culturali, ricreative e progettuali alla scelta di Cellole, che scaturisce da un attento studio condotto sul suo territorio nella seconda metà del decennio ‘90 (1). Tenendo conto dell’ampiezza del quadro geografico cittadino, abbiamo individuato al suo interno due nuclei urbani contrapposti e cioè, quello antico della città domitia, oggi centro agricolo con scarse prospettive di sviluppo, e quello dettato dall’espansione incontrollata verso il mare che, tra gli anni ’60 e ’70, ha visto la nascita di località importanti, in primis Baia Domitia.

La proposta di un progetto di un Centro Sociale Polivalente (concepita da chi scrive, insieme al geologo Paolo Farina), mette in collegamento queste due realtà attraverso la realizzazione di “un’area di mediazione” che faciliti il complessivo processo di riqualificazione territoriale del litorale anche attraverso la riappropriazione di una porzione del territorio di Cellole da parte del “sociale”. Il disegno del complesso architettonico risulta rispondere a pieno alle esigenze del comprensorio (2) ed è dotato di alcune funzioni specialistiche trainanti con attrezzature che possono essere fruite da tutti gli abitanti dei centri limitrofi. Sia nella scelta della localizzazione che dell’organizzazione dell’impianto, si è pensato a delle strutture rispondenti ai principi della “architettura organica sperimentale”.

Naturalmente non si tratta di un Centro Sociale nel senso classico: infatti, l’impianto sarà destinato ad accogliere anche attività commerciali e produttive, con particolare riferimento all’artigianato locale. Esso potrà ospitare strutture tali da permettere l’aumento del controllo dello Stato sul Territorio, quali un Commissariato di Polizia, Uffici distaccati della Pretura ed altro. Anche la formazione avrà un ruolo importante, con la nascita di scuole di specializzazione post-diploma e post-laurea. Tra queste è prevista una Scuola Superiore di Agricoltura che potrebbe essere localizzata, sullo stampo di un Campus Universitario nordamericano, nei pressi dell’area a sud-ovest dell’abitato di Cellole e potrà utilizzare vaste aree incolte per la sperimentazione di colture biologiche ad alta innovatività, all’interno di serre e con la realizzazione di laboratori d’avanguardia. Ampie zone saranno poi destinati a spazi espositivi per l’allestimento di mostre permanenti della storia e delle tradizioni locali. L’intervento prevede inoltre la realizzazione di un sistema policentrico di attrezzature dedicate allo sport, al tempo libero, allo shopping ed ai servizi in genere. Dotato di una facile accessibilità, in quanto collegato ad un sistema adeguato di trasporti sia pubblici che privati che sarà comunque da ridisegnare, lo schema distributivo del Centro Sociale Polivalente risulterà impostato su un asse principale a cui affluiranno diramazioni minori; l’asse sarà costituito da un’arteria destinata ad accogliere i percorsi orizzontali, le zone di sosta e tempo libero, la zona di affaccio dei vari negozi, eccetera.

Il flusso principale degli utenti toccherà così tutte le unità di vendita, e quindi l’ingresso e l’uscita del complesso risulteranno facilmente identificabili sia dall’interno del Centro sia dall’esterno delle strutture. Oltre ad un’ampia area di accoglienza (parcheggio scoperto) sono previsti numerosi spazi coperti di completamento al “grande parcheggio” per i clienti e per il personale addetto ai vari esercizi. Il tutto connesso attraverso percorsi pedonali protetti tramite alberature all’interno di una rete di accessibilità interna ed esterna, quest’ultima collegata tramite opportuni svincoli alla vicina strada statale n.7 “Domitiana”. La particolare attenzione ai diversi nuclei delle architetture del Polivalente di Cellole si concentra su percorsi fortemente caratterizzati formalmente e quindi emblematici per gli abitanti del posto e per riferimenti socio-politici o culturali; nel contempo l’impianto progettuale utilizza e riconnette parti di tessuto extraurbano particolarmente prive di servizi sociali ed assistenziali riqualificandole qualitativamente.

Affianco al primo corpo di fabbrica (Unità A), che accoglie il complesso delle Strutture Commerciali, sono state previste altre due unità destinate rispettivamente alle Attività Didattiche (Unità B) e alle Attrezzature per lo Sport (Unità C). Nella prima Unità trovano posto un ipermercato, un ristorante con sala riunioni, dei negozi, una banca, un’agenzia immobiliare, un’ufficio postale, un minimarket, un bar, ecc. Una Scuola di specializzazione caratterizza invece gli spazi dell’Unità B, suddivisi per la direzione, la gestione interna ed esterna, e nel nucleo didattico. L’impianto planimetrico dell’Unità C si configura come un vero e proprio sistema policentrico di attrezzature sportive in cui sono previsti un velodromo-indor, un nucleo piscine con sale-vasche e palestra prenatatoria, un campo di basket, una pista di pattinaggio, un nucleo per i servizi generali e numerosi shopping.

Dal punto di vista progettuale, l’intero complesso è stato elaborato in modo tale da consentire la possibilità di integrazione e aggiornamento sia delle destinazioni di uso, mutabili nel tempo, che della loro stessa trasformazione in spazi fisici e relative possibili aggregazioni. In questo senso è da ritenere fondamentale la ricerca di una flessibilità, anche tecnologica, che vede gli spazi fruibili per usi diversi e con la possibilità di ampliarsi o convertirsi, in riferimento ad esigenze emergenti nel tempo, in un’eventuale diversa connotazione del Centro Sociale stesso (3). Detto questo, particolarmente interessanti per il nostro discorso appaiono i legami tra il sistema di riequilibrio territoriale e la nuova organizzazione funzionale dell’impianto casertano, ispirato al linguaggio dell’architettura organica di Luigi Pellegrin, figura di notevole spessore culturale nel panorama nazionale del Novecento. Focalizzando le nostre riflessioni sui caratteri dell’organicismo di questo professionista, quasi sempre articolato e composito, a partire da 1997 iniziammo ad approfondire alcuni suoi studi per nuovi modelli di aggregazione urbana e sociale, e ad analizzare da vicino lo sviluppo di progetti mirati a trasformare parti del tessuto edilizio cittadino attraverso interventi sulla mobilità, l’offerta di servizi e le attrezzature. L’attenta selezione delle strutture del Pellegrin ci confermò la insospettata ricchezza e insieme la fecondità degli innesti progettuali derivanti dalla inconfondibile lezione di Frank Lloyd Wright. Sta di fatto che nell’affrontare e risolvere molti nodi del complesso di Cellole, la nostra vicinanza ai generali riferimenti dell’opera di Luigi Pellegrin costituì il motivo di maggiore interesse per precisare le tappe del lavoro man mano che procedevano nella scelta e nella destinazione delle parti, testimoniate dall’acquisizione di nuove coordinate linguistiche sull’architettura organica sperimentale.

Sulle fonti della concezione del Centro Sociale Polivalente di Cellole, un breve richiamo meritano pure i criteri delle nostre scelte progettuali in relazione allo “sperimentalismo” di Marcello D’Olivo (4), il cui repertorio organico, straordinariamente denso di opere, si mescola ad una sostanziale ascendenza wrightiana. Su un piano più generale, diremo che l’ampiezza del registro costruttivo del D’Olivo rimanda immediatamente alla relazione tra architettura e ambiente naturale: ciò porta la sua opera ad una “interpretazione tecnologica della natura”. Tema, quest’ultimo, che nell’impianto di Cellole cerca di rappresentare attraverso alcune componenti espressive di non secondaria importanza, per contribuire a stimolare – nel vario alternarsi delle esperienze progettuali – il cambiamento del gusto figurativo nell’architettura organica di Terra di Lavoro (5).

Note – (1) Cfr. S. Costanzo, P. Farina, Il Piano Domitio, Progetto di recupero ambientale e riqualificazione urbanistica, Clean Edizioni, Napoli 2001, pp. 113, 118; (2) Indicazioni salienti di un percorso da seguire per la realizzazione delle proposte che vedono  coinvolti direttamente sette Comuni del Comprensorio domiziano tra cui Cellole (sistema integrato infrastrutturale), sono riportate in “L’uomo e il mare. Il Piano Domizio” di Federico Scialla, in “La Provincia di Terra di Lavoro”, n. 47, luglio 2003, p. 20; (3) Per utili riferimenti sul Centro Sociale Polivalente di Cellole, cfr. S. Costanzo, L’architettura moderna nel Meridione d’Italia (1930-2019), Edizione Giannini, Napoli 2019, pp. 354, 396-397, 465-466; (4) Sull’architettura di Marcello D’Olivo in ambito meridionale, cfr. S. Costanzo, 2019, op. cit., pp. 158-159. Per degli utili approfondimenti sull’opera del D’Olivo, un importante tema di riflessione è rappresentato da una sua intuizione geometrico-strutturale per i “sistemi complessi” assolutamente originale;

(5) Tra i motivi fondamentali delle nostre ricerche nell’area casertana – come già abbiamo avuto modo di precisare – vi è l’interesse di approfondire il fenomeno delle presenze di opere organiche nei contesti urbani e territoriali della provincia, attraverso episodi architettonici che si collegano in un “continuum” narrativo e compositivo. Detto interesse cresciuto in questi ultimi tempi, si è andato consolidando anche grazie a un cospicuo nucleo di opere appartenenti al repertorio compositivo di chi scrive, che attingono tutte alla matrice delle “geometrie organiche”. A riguardo dobbiamo almeno nominare: l’Edificio scolastico “De Sanctis” realizzato a Marcianise (1987-1992); il progetto del Centro sociale per disabili a Capodrise (1989); il Museo del Mare a Castelvolturno (1997-99); il Parco Ambientale-Termale sulla rocca di Mondragone (1997-99); la proposta progettuale per il concorso del nuovo Complesso chiesastico di San Giuliano a Marcianise (2002); l’impianto di Teleferica tra le Stazioni di servizio di Sessa Aurunca e il monte Santa Croce a Roccamonfina, previsto in un sistema ricettivo integrato (1997-99).

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