Caserta, costringeva minorenne a prostituirsi: arrestata “madame” nigeriana

di Redazione

Nel pomeriggio del 20 maggio, gli agenti della Squadra Mobile hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dalla Corte d’Assise di Napoli, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di Beverlyn Oduware, detta “Juliet”, 45enne nigeriana da tempo residente in Italia.

Il provvedimento è stato emesso in quanto, come ricostruito dagli investigatori casertani su impulso della Procura Distrettuale partenopea, la donna si è resa responsabile di gravissime violazioni della misura degli arresti domiciliari, cui era sottoposta dal 5 marzo 2019 dopo che, appena un mese prima, era stata messa in carcere in esecuzione di un fermo di indiziato di delitto. Al tempo, infatti, come ricostruito dagli inquirenti, la donna era stata ritenuta gravemente indiziata del delitto di riduzione e mantenimento in schiavitù, aggravata dall’aver agito a danno di una minore di anni diciotto e al fine di sfruttarne la prostituzione. Con lei era stato fermato anche un uomo, ritenuto responsabile di sfruttamento della prostituzione minorile.

L’ordinanza è stata emessa in quanto, come appreso dalla denunciante e significativamente riscontrato da quest’Ufficio, su delega della Procura distrettuale napoletana, la Oduware si è resa promotrice di recenti minacce indirizzate alla parte offesa e alla sua famiglia, in ragione della denuncia che, al tempo, aveva sporto nei suoi confronti. Tali minacce, in particolare, sono state indirizzate personalmente dalla madre della madame ai familiari della denunciante, presso la cui abitazione in Nigeria la donna si è presentata immediatamente dopo l’udienza dibattimentale del 29 aprile scorso in cui era coinvolta la figlia per i fatti in questione. Lì, la madre della madame, tra le altre cose, ha minacciato di eseguire un rito voodoo per determinare la morte di coloro i quali avevano fatto del male alla propria figlia, portandola in tribunale.

Per tali motivi, nonché per altre condotte oppositive realizzate dalla Oduware contro l’autorità, la Corte d’Assise presso la quale è in essere il processo ha ritenuto non più idonea la misura degli arresti domiciliari cui era sottoposta l’aguzzina, aggravandola in custodia in carcere. La 45enne, peraltro con una figlia neonata, è stata associata alla casa circondariale di Avellino, attrezzata anche per la minore.

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