La truffa del social network “Amicopolis”: sequestrati beni agli indagati

di Redazione

 I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Caltanissetta, coordinati dalla Procura locale, hanno messo in atto numerose perquisizioni e sequestri, su tutto il territorio nazionale, di siti web e conti correnti riconducibili ad un social network ed ai tre gestori del relativo social. Si tratta di Amicopolis, online dal febbraio del 2017, un social network simile a Facebook che in più paga gli utenti per ogni post e foto pubblicata. Un caso di cui si erano occupate anche “Le Iene”.

Il sito consentiva di acquistare pacchetti d’investimento non autorizzati e con rendimenti fuori da ogni logica di mercato, nonché di vendere e comprare beni attraverso la propria piattaforma informatica sfruttando la buona fede degli esercenti commerciali accreditati. Lo stesso social prometteva, inoltre, lauti guadagni per gli utenti registrati, da realizzare sia attraverso la condivisione di immagini e video, sia attraverso la sola partecipazione attiva al social stesso (post, commenti e like). I finanzieri, ricostruendo le fraudolente modalità di commercializzazione di pacchetti d’investimento non convenzionali, hanno accertato decine di truffe nei confronti di ignari investitori a cui veniva promessa, in tempi limitati ed a fronte di un investimento iniziale minimo in proporzione al rendimento garantito, una remunerazione elevatissima.

Le truffe, commesse su tutto il territorio nazionale, sono state attuate attraverso delle modalità fraudolente utilizzate nel tempo in varie parti del mondo, mediante il “sistema Ponzi” (denominato anche “piramidale finanziaria”), cioè uno schema finanziario in cui non si effettua alcuna attività economica reale di investimento, né diretta, né indiretta, e in cui i rendimenti promessi si ottengono sostanzialmente dall’utilizzo del denaro offerto dall’ingresso nella struttura di nuovi affiliati.

Oltre al tipico schema sopra descritto, i tre indagati hanno truffato anche numerosi commercianti che, avendo pubblicizzato i propri prodotti per la vendita attraverso il social network ed avendo spedito regolarmente prodotti a svariati clienti, che li avevano acquistati grazie ai crediti accumulati con l’utilizzo del social, non hanno mai ricevuto i dovuti compensi dal social network, che intermediava i pagamenti. Attraverso questa “piramide finanziaria” i principali indagati si sono resi responsabili del reato di esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria, in quanto mai autorizzati, da parte della Consob, alla commercializzazione di strumenti finanziari.

Inoltre, hanno coniato, senza le previste autorizzazioni della Banca d’Italia, una moneta completamente in oro, utilizzata per l’acquisto di beni sulla piattaforma commerciale del social o per la remunerazione degli investimenti. Gli stessi sono stati altresì denunciati per autoriciclaggio, in quanto il profitto delle truffe perpetrate ai danni degli utenti ed investitori è stato reimpiegato nell’attività del social network.

Le indagini hanno permesso di definire la posizione di 19 truffati (residenti nelle province di Caltanissetta, Trapani, Reggio Calabria, Lucca e Asti) che risultano aver investito un importo complessivo di 528mila euro senza ottenere la restituzione del capitale, oltre alla remunerazione promessa. A seguito dell’attività di indagine espletata, il Nucleo di Polizia Economica Finanziaria della Guardia di Finanza di Caltanissetta ha eseguito il sequestro dei beni riconducibili alla società ed agli indagati A.F., di 42 anni, C.A.S., di 42, e D.V.A.M., di 44, in esecuzione del provvedimento disposto dal tribunale nisseno.

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