Cina, Etiopia e Indonesia hanno ricevuto l’ordine di sospendere l’uso del Boeing 737 Max 8 dopo l’incidente di domenica che ha coinvolto un modello di Ethiopian Airlines con a bordo 157 persone, tra cui 8 italiani, che si è schiantato vicino alla città di Bishoftu, 62 chilometri a sud-est di Addis Abeba, da cui il volo ET 302 diretto a Nairobi era partito pochi minuti prima, alle 8.38 ora locale. Ma l’Agenzia Ue per la sicurezza aerea prende tempo: è ancora presto per decidere. In Europa 12 compagnie in dieci Paesi differenti usano 55 modelli “incriminati”.
Intanto, ritrovate le scatole nere dell’aereo. I dispositivi recuperati sono in particolare il “registratore di voce della cabina di pilotaggio e il registratore digitale dei dati di volo”. “Si presume che la causa dell’incidente si trovi nei dati contenuti nella scatola nera”, ha spiegato la compagnia, ricordando di aver “sospeso immediatamente le operazioni commerciali di tutti gli aeromobili Boeing 737-Max 8 dopo il tragico incidente”.
Dunque, in attesa che si conoscano i motivi della sciagura, Ethiopian Airlines ha bloccato tutti gli aerei Boeing 737-8 Max. In un comunicato pubblicato sul suo profilo Twitter la compagnia spiega che “non si conoscono ancora le cause della sciagura e la decisione è presa in via precauzionale”. Stessa procedura adottata dalle autorità cinesi e dall’Indonesia. Si muove anche la Corea del Sud che ha lanciato un’indagine “precauzionale” sui Boeing 737 Max 8: un team di 4 tecnici ha visitato la Eastar Jet, compagnia locale low cost, avviando accertamenti sul pilota automatico e altri sistemi del velivolo.
L’agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) sta “monitorando da vicino” la situazione. Lo ha detto un portavoce, sottolineando come sia troppo presto per fornire indicazioni alle compagnie europee, o per agire. Tra le compagnie che utilizzano i velivoli sotto osservazione anche la sarda Air Italy: “Per noi – recita una nota – la sicurezza dei nostri passeggeri è da sempre la principale priorità. La compagnia è in costante contatto con le autorità e seguirà le direttive con l’obiettivo di garantire un servizio improntato alla massima sicurezza del volo”. Sono otto i Boeing 737 Max 8 in flotta, i sindacati già sul piede di guerra e sollecitano provvedimenti, chiedendo “con cortese ma estrema sollecitudine che vengano fornite informazioni dettagliate sulle azioni concrete, sia di carattere operativo che tecnico ed addestrativo, messe in atto affinché vengano garantite nella massima sicurezza le operazioni di volo degli aeromobili interessati”.
GLI ITALIANI SULL’AEREO – Nella lista passeggeri figura l’assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana, Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale. Inoltre, si trovavano sul Boeing tre componenti della ong bergamasca “Africa Tremila”: il presidente Carlo Spini – 75 anni, originario di Sansepolcro (Arezzo) e residente a Pistoia – sua moglie, infermiera, Gabriella Vigiani e il tesoriere della onlus Matteo Ravasio. Tra le vittime nel disastro aereo c’è anche Paolo Dieci, residente a Roma, presidente della ong Cisp e rete LinK 2007, un’associazione di coordinamento consortile che raggruppa importanti Organizzazioni Non Governative italiane. Ci sono anche i nomi di Virginia Chimenti, funzionaria del World Food Programme dell’Onu, Rosemary Mumbi e Maria Pilar Buzzetti.
Il Boeing 737-8 Max fa parte della famiglia di aeromobili progettata dalla Boeing che punta a sostituire la precedente, 737 Next Generation. Ma proprio la società costruttrice appena 5 mesi fa lanciò un’allerta sicurezza, dopo l’incidente che a fine ottobre coinvolse un altro 737 MAX-8 della Lion Air, anche quello un aereo con soli pochi mesi di vita. Lo schianto in Indonesia causò la morte di 189 persone per un presunto difetto ad un sensore. I MAX-8 sono la quarta famiglia di Boeing 737 e a dicembre 2018 quella che è la casa costruttrice statunitense ha firmato ordini per un totale di 5mila unità. Il MAX-8 è stato ordinato da molte compagnie aeree tra cui American Airlines, United Airlines, Norwegian e FlyDubai.
I familiari di una delle vittime del disastro aereo del 29 ottobre in Indonesia, hanno deciso a metà novembre scorso di intentare una causa proprio nei confronti della Boeing. Secondo i legali, il colosso aeronautico con sede nell’Illinois non avrebbe istruito adeguatamente i piloti della Lion Air di un cambiamento nelle procedure di sicurezza del velivolo. Nei 737 MAX-8 è infatti presente un nuovo dispositivo automatico che abbassa il muso dell’aereo e accenna una picchiata in determinate situazioni per riprendere portanza o evitare uno stallo: il cosiddetto ‘auto-dive‘. “Prima dell’incidente la Boeing non ha avvertito in tempo utile la Lion Air o i suoi piloti delle condizioni di pericolo create dalla nuova funzione ‘auto-dive’”, si legge nel testo della causa legale, citata dalla Cnn. Recentemente la Lion Air si è unita a un gruppo di piloti americani che hanno protestato con la Boeing per non aver inserito nel manuale del 737 MAX-8 l’auto-dive automatico, impedendo così ai piloti di addestrarsi a farvi fronte.
La Boeing, scrive l’Adnkronos, ha emesso un warning su un software di controllo che potrebbe confondere i piloti e provocare una discesa ripida degli aerei. Intanto è ancora in corso l’investigazione per capire cosa sia successo all’aereo della Lion Air in Indonesia, precipitato 12 minuti dopo il decollo. Nel caso dell’incidente di questa mattina in Etiopia, la torre di controllo ha perso il contatto con il pilota appena 6 minuti dopo la partenza dall’aeroporto. Da un rapporto preliminare delle autorità indonesiane, il pilota del volo Lion Air ha avuto difficoltà a mantenere il controllo dell’aereo nei minuti precedenti allo schianto poiché il sistema di sicurezza automatico continuava a spingere il muso del velivolo verso il basso.