‘Ndrangheta a Viterbo: 13 arresti

di Redazione

 I carabinieri del comando provinciale di Viterbo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Roma su richiesta della Direzione distrettuale antimafia capitolina, nei confronti di 13 persone indagate, a vario titolo, per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso. Accertata l’esistenza di un’organizzazione dai connotati mafiosi che avrebbe imposto il proprio controllo su negozi compro oro, locali notturni, ditte di trasloco e attività delittuose come recupero crediti nella provincia di Viterbo. Ricostruiti i tasselli di un mosaico che avrebbe portato alla luce un pericoloso panorama criminale.

Il sodalizio – con collegamenti con ambienti ‘ndranghetisti – si era imposto a Viterbo e provincia attraverso una serie di aggressioni e gravi atti intimidatori, esercitando un’azione di controllo del territorio. Particolarmente grave l’episodio che hanno visto incendiare l’auto ai carabinieri. Ad eseguire l’ordinanza di custodia cautelare i carabinieri del comando provinciale di Viterbo, coadiuvati dal Raggruppamento Aeromobili di Pratica di Mare, dalle unità cinofile e da militari dell’8° Reggimento Lazio.

A capo dell’organizzazione due imprenditori a cui è stata contestata per la prima volta nel viterbese l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso. Si tratta di Giuseppe Trovato, detto Peppino, 43enne di origini calabresi con legami con la famiglia ‘ndranghetista Giampà di Lamezia Terme, gestore di alcuni compro oro, e di Ismail Rebeshi, detto Ermal, imprenditore albanese di 36 anni nel settore dei locali notturni e della rinvedita di auto. L’organizzazione smantellata dai carabinieri era dedita principalmente a imporre il proprio controllo su attività economiche e anche sul traffico degli stupefacenti.

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