Discarica Resit: Cipriano Chianese condannato a 18 anni, assolti Facchi e i fratelli Roma

di Redazione

L’imprenditore casertano Cipriano Chianese, 68 anni, originario di Parete, è stato condannato per disastro ambientale in relazione alla discarica Resit di Giugliano in Campania (Napoli) anche dalla Corte di Appello di Napoli. Colpevolezza confermata ma pena leggermente ridotta (i giudici di primo grado avevano inflitto 20 anni, in secondo grado sono stati inflitti 18 anni di carcere).

Condannati anche Gaetano Cerci, imprenditore dei rifiuti ritenuto legato in affari al clan dei Casalesi, in particolare della famiglia Bidognetti, a 15 anni di reclusione. Condannato a dieci anni (in primo grado gli erano stati inflitti 12 anni) anche Remo Alfani, mentre sono stati assolti gli altri funzionari pubblici coinvolti nell’inchiesta.

Assolti dalla Corte di Appello molti altri imputati. Tra questi anche l’allora sub commissario all’emergenza rifiuti in Campania Giulio Facchi (in primo grado era stato condannato in primo grado a 5 anni e 6 mesi) e gli imprenditori di origini casertane Generoso, Raffaele ed Elio Roma, originari di Trentola Ducenta, che in primo grado furono condannati rispettivamente a 5 anni e mezzo i primi due e sei anni l’ultimo.

Secondo quanto sostenuto dalla Dda, nella discarica Resit sarebbero state sotterrate 341 mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, a cominciare dai fanghi dell’Acna di Cengio; 160mila e 500 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi; 305mila tonnellate di rifiuti solidi urbani. E gli sversamenti sarebbero continuati fino al 2008, anche se il sito era stato posto sotto sequestro quattro anni prima.

Soddisfatta per le condanne di Chianese e Cerci si dichiara Legambiente Campania che, attraverso Stefano Ciafani e Mariateresa Imparato, rispettivamente presidente nazionale e regionale di Legambiente, commenta: “Bene la conferma delle condanne nei confronti degli imputati Cipriano Chianese e Gaetano Cerci, ras dell’ecocidio in Campania, le cui ‘gesta’ erano già state raccontate da Legambiente nel primo rapporto Rifiuti spa del 1994. Lo ribadiamo da tempo, la rinascita della Terra della Fuochi si pratica con la condanna dei responsabili di questo disastro ambientale ma anche con il risanamento delle aree avvelenate dalle ecomafie. Come Legambiente proseguiremo nel nostro lavoro quotidiano fatto di denuncia, impegno e responsabilità, forti di questo importante risultato. Le infiltrazioni ecomafiose, che interessano questo territorio come altre zone del Paese, si contrastano con la repressione e gli strumenti giudiziari, grazie anche alla nuova legge sugli Ecoreati, ma il primo e imprescindibile strumento rimane il risveglio delle coscienze, l’orgoglio di una comunità che antepone il bene comune alle speculazioni e ai privilegi, contrastando in tutte le sedi la criminalità ambientale e i suoi complici”.

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