Aversa, trattamento fratture collo femore: primato dell’ospedale “Moscati” in Campania

di Livia Fattore

Non solo disagi e problemi per l’ospedale «San Giuseppe Moscati» di Aversa. I dati ufficiali definitivi per l’anno 2016 del Piano Nazionale Esiti, sviluppato dall’Agenas che fornisce valutazioni di efficacia e qualità delle cure, confermano, infatti, il primato del nosocomio normanno sia in Campania che a livello interregionale (Abruzzo, Basilicata, Calabria e Molise) nel trattamento delle fratture del collo del femore nei pazienti over 65 anni entro le 48 ore dall’accesso in pronto soccorso. L’ospedale aversano si attesta intorno al 67% (125 su 186), dati decisamente superiori rispetto alla media nazionale (58%) e alla media Regionale (24%). Non si tratta di una pagella, tengono a precisare i redattori bensì di «uno strumento per il miglioramento delle performance». Soddisfatti i vertici dell’Asl Caserta, ovvero il direttore generale Mario De Biasio, il direttore sanitario Arcangelo Correra e il direttore amministrativo Amedeo Blasotti.

«A seguito degli indirizzi approvati dalla Regione Campania per la definizione del percorso assistenziale nelle fratture di femore nel paziente anziano, individuando quale pratica clinica prioritaria l’intervento entro le 48 ore dall’accesso in pronto soccorso del paziente anziano con diagnosi di frattura del collo del femore – afferma il direttore del reparto di Orto-Traumatologia del Moscati Achille Pellegrino (nella foto) – di concerto con la Direzione Sanitaria e con i reparti di Anestesia e Rianimazione, di Cardiologia e del Servizio Trasfusionale, abbiamo stilato e approvato un documento per il Fast-Track delle fratture del femore prossimale, nei pazienti over  65, riservando loro una sorta di corsia preferenziale già in pronto soccorso con l’attribuzione al triage di un codice giallo e attivando un protocollo diagnostico-terapeutico con criteri di inclusione e esclusione all’intervento chirurgico nelle 48 ore».

L’introduzione del Fast-Track  ha determinato una diminuzione sia della degenza media pre-operatoria che post-operatoria con una marcata riduzione delle complicanze da allettamento, quali ulcere e/o piaghe da decubito, infezioni e complicanze cardio-respiratorie e cardio-circolatorie nel pre-operatorio e un’abolizione o marcata riduzione del dolore con conseguente riabilitazione precoce nel post-operatorio, così da evitare lunghe degenze ospedaliere e riabilitative e, quindi, un aggravio di costi diretti, indiretti e anche sociali.

«Nonostante questo – ha continuato Pellegrino – i pazienti affetti da più patologie  rilevanti e necessarie da essere inquadrate dal punto di vista clinico-strumentale e immediatamente corrette prima dell’intervento chirurgico, non sempre sono state trattate entro le 48 ore: riteniamo infatti che, in alcuni casi,  l’intervento chirurgico debba essere eseguito quando sia stata ottenuta una stabilizzazione e una correzione di tutte le criticità organiche avvalendosi di un costante monitoraggio generale, onde evitare complicanze talora anche letali». «Per questi motivi – conclude Achille Pellegrino – riteniamo che il Fast-Track non rappresenti assolutamente un mero obiettivo aziendale ma un’azione efficace e tempestiva tale che il “paziente fragile”, sia “anziano” che “grande anziano”, possa beneficiare di cure che assicurino il ritorno a compiere gli atti quotidiani della vita quo ante l’evento traumatico e una minore incidenza di complicanze e di aggravamenti di condizioni cliniche pregresse già compromesse».

Per la cronaca, chi volesse approfondire analiticamente la situazione dei presidi ospedalieri casertani in relazione ai ricoveri per singole patologie può cliccare sul link:  http://95.110.213.190/PNEed14/sintesi/asl/asl_frequenza.php?cod_asl=150203.

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