Mondragone (Caserta) – È stato convalidato l’arresto di Giancarlo Pagliaro, l’imprenditore 67enne titolare del mobilificio “Franchino” di Mondragone, accusato dell’omicidio di Giovanni Magrino, 41 anni, avvenuto lo scorso lunedì nel piazzale di una stazione di servizio lungo la Domiziana.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha disposto la custodia cautelare in carcere, ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza e, soprattutto, il concreto rischio di reiterazione del reato e inquinamento delle prove. Esclusa, però, ogni aggravante: non si tratterebbe, secondo il gip, di un omicidio premeditato né motivato da futili ragioni, quanto piuttosto di un gesto esploso in un momento di tensione estrema.
Durante l’udienza di convalida, tenutasi ieri mattina, Pagliaro (assistito dagli avvocati Antonio Miraglia e Alfonso Quarto) si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha voluto rendere dichiarazioni spontanee, come già fatto all’indomani del fermo: si è detto «profondamente dispiaciuto», spiegando di trovarsi in uno stato di confusione mentale, incapace di affrontare le domande degli inquirenti.
Secondo la ricostruzione fornita dagli investigatori, i due uomini si sarebbero incontrati intorno alle 10 nel piazzale dell’Eni, dove era parcheggiata la Jeep Compass di Magrino. All’interno dell’abitacolo sarebbe scoppiata una discussione violenta, degenerata poi in una lite fisica. Pagliaro, salito a bordo dell’auto, avrebbe notato una pistola nascosta in un vano tra i sedili anteriori, se ne sarebbe impossessato e, in preda alla rabbia, avrebbe sparato almeno due colpi, colpendo la vittima al volto e al cranio. Secondo i primi accertamenti, dopo i colpi d’arma da fuoco, l’imprenditore avrebbe infierito su Magrino agonizzante utilizzando un oggetto contundente, forse lo stesso calcio della pistola.
A bloccare l’uomo, pochi istanti dopo l’esplosione dei colpi, sono stati i carabinieri del reparto territoriale di Mondragone, allertati da un collega fuori servizio che si trovava in un bar vicino. Pagliaro, ancora vestito con abiti macchiati di sangue, è stato fermato in flagranza di reato e condotto in caserma, dove ha ammesso l’omicidio, pur scegliendo di non rispondere alle domande del pubblico ministero Stefania Pontillo.
Il quadro motivazionale resta ancora in fase di definizione, ma l’ipotesi investigativa più accreditata ruota intorno a rapporti economici tesi tra i due uomini. Magrino, con precedenti penali per truffa ed estorsione, avrebbe esercitato forti pressioni su Pagliaro per ottenere denaro, forse in cambio di un presunto riscatto anticipato di una polizza assicurativa. Non è stata ancora rinvenuta l’arma utilizzata: un dettaglio non secondario che apre all’ipotesi di eventuali complicità, o almeno a un tentativo consapevole di depistaggio. Nel frattempo, si attendono i risultati dell’autopsia per confermare la dinamica dell’aggressione.