Gricignano, accuse di “parentopoli” per Servizio Civile. Aquilante: “Confusione e speculazione”

di Redazione

Gricignano – La pubblicazione dell’elenco relativo ai 20 volontari selezionati per i progetti di Servizio Civile a Gricignano scatena accuse di “parentopoli” e “raccomandazioni” su alcuni gruppi di Facebook. Diversi gli utenti che, oltre ad condannare l’amministrazione comunale e l’agenzia convenzionata che ha organizzato i colloqui selettivi e stilato le graduatorie, annunciano anche azioni legali. Contemporaneamente, altri invitano degli utenti “fake” del social network a “metterci la faccia” nel rivolgere accuse, evitando di utilizzare profili falsi.

In questo marasma, l’unico esponente dell’amministrazione comunale ad intervenire finora è stato il vicesindaco Andrea Aquilante, il quale etichetta la vicenda come frutto di un “gioco” che, in quanto tale, prevede contenti e scontenti. Ma prima riflette su quelle che considera accuse legate a confusione sulle reali finalità del progetto e, in parte, a speculazioni politiche: “Il servizio civile – afferma Aquilante – non è un sostentamento alla disoccupazione, non è un assegno sociale, bensì una forma di volontariato, retribuita, che punta a coinvolgere i giovani in progetti sostenuti dal Comune. Tant’è che non era richiesto il reddito Isee. E, pertanto, avevano diritto a partecipare tutti i giovani di Gricignano, a prescindere dalla condizione socio-economica. Tra questi, mi chiedo, e lo chiedo soprattutto a chi in queste ore sta speculando sulla vicenda, per quale motivo non potevano partecipare anche i figli di dipendenti comunali o di persone legate a movimenti politici? Perché dovevano essere discriminati? In base a quale normativa?”.

“Inoltre, – prosegue Aquilante – i candidati sono stati sottoposti ad un colloquio e, ovviamente, come avviene per tutti i colloqui, c’è chi è andato bene e chi meno bene rispetto alle attitudini richieste. Perchè non accettare che chi è stato selezionato ha sostenuto i colloqui in modo migliore di coloro che sono stati esclusi, pur se tra questi ultimi c’erano laureati e o aventi altri titoli specifici? Chi è stato escluso è da ritenere per forza un ‘non raccomandato’? Credo proprio di no. Noto, tra l’altro, che certe accuse vengono mosse solo a chi è legato ad ambienti di maggioranza, mentre qualche selezionato riconducibile ad ambienti di opposizione non viene citato, come se venisse giudicato ‘ammissibile’. Quindi, tra i criteri di selezione, secondo l’idea di questi fantomatici e anonimi ‘giudici’ del social, doveva esserci l’appartenenza, diretta o indiretta, all’opposizione?!?”.

“Siamo tutti vittime di questo gioco perverso e meschino – aveva scritto ieri Aquilante in un post sul gruppo ‘Libera Gricignano’ – dal quale purtroppo non possiamo sottrarci. Un gioco che prevede una selezione, uno ‘scarto’ tra giovani, tra persone, come se uno che ha avuto le capacità e la possibilità di laurearsi avesse maggiori diritti rispetto a chi queste possibilità o capacità non le ha, o non le ha avute, specialmente per un Servizio Civile in cui la laurea conta davvero poco. Ma sono le regole e tutti le accettiamo, tutti ci riempiamo la bocca con la parola ‘meritocrazia’. E già! Che bella parola!”.

“E allora accettiamole queste regole – sottolineava il vicesindaco – e diciamo anche che, oltre ai titoli, c’era la prova orale alla quale personalmente non saprei dire chi ha risposto correttamente e chi non ha aperto bocca, anche solo per l’emozione, laureati e non. Non ho alcuna intenzione di difendere l’operato di questa società che ha effettuato le selezioni, perché non ne sono capace, posso solo dire che se ci sono stati degli errori di valutazione si correggeranno. Il gioco prevede anche questo. Il gioco prevede che ci sia malcontento in ogni caso. Sarebbe stato bello accontentarli tutti, questi giovani, ragazzi e ragazze, ma il gioco non lo prevede”. “E allora – concludeva Aquilante – spazio alle speculazioni: raccomandazioni, favoritismi, parentopoli e chi più ne ha più ne metta. Fa sempre parte dello stesso gioco. Che brutto gioco! Che tristezza!”.

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