Carinaro, la Santa Croce torna a splendere in piazza: fu deturpata da un pachistano

di Antonio Taglialatela

I fedeli di Carinaro riavranno la Santa Croce di piazza Caduti in Guerra che lo scorso 11 ottobre fu deturpata da un uomo di origini pachistane che agì sotto l’effetto di droga e alcol.

Nel corso dell’assemblea generale tenutasi il 18 marzo, la Congrega “Sant’Eufemia”, presieduta da Giuseppe Barbato, con il consenso del parroco don Antonio Lucariello, ha deciso di far tornare a nuova vita l’opera sacra. L’inaugurazione è prevista per domenica 9 aprile, a partire dalle ore 20. 

“A sei mesi da quell’ignobile gesto – dichiara Giuseppe Barbato – non potevamo rimanere indifferenti noi carinaresi, ma soprattutto cattolici, che nel simbolo della Croce ci rivediamo. E con tanta buona volontà e serenità ci siamo attivati affinché si ristabilisse il vessillo cristiano nella nostra piazza che già è luogo di triste ricordo per il monumento che persiste in memoria dei Caduti delle guerre mondiali”.

Barbato ringrazia il signor Saverio Zenna, noto fabbro artigianale di Carinaro, che ha voluto donare tutta l’opera e che, in memoria dei cari genitori residenti anch’essi nelle vicinanze della piazza, si è prestato alla realizzazione della croce”. “La croce tornerà a campeggiare la piazza e ora sarà ancora più raggiante e gradevole di prima”, esulta il presidente della congrega.

LA LETTERA DEL CARDINALE SEPE – L’opera, collocata posta il 16 maggio 1905 a conclusione della Santa Missione realizzata dai Passionisti a Carinaro, è molto significativa per i fedeli. Tant’è che pure il carinarese più illustre, il cardinale Crescenzio Sepe, attraverso un suo messaggio fatto pervenire a Barbato, ha voluto con queste parole dimostrare la sua partecipazione e il suo legame al paese natio: “La Santa Croce è, per noi, il segno più grande della misericordia e dell’amore del Padre, nel figlio, per tutti gli uomini. Noi, nel segno della Santa Croce, apriamo e chiudiamo le nostre giornate, per affidarci, come Gesù, alla volontà di Dio. Benedico, pertanto, con gioia, tutti Voi, tutti i cari Cittadini, e questa Croce, affinché la pace di Cristo regni in mezzo a Voi e Vi conduca a risorgere con Lui”.

L’EPISODIO – L’autore del danneggiamento, nel pomeriggio di quel martedì di ottobre, dopo aver preso di mira il Crocifisso si barricò in un bar, quasi devastandolo, fino a quando i carabinieri della stazione di Gricignano non lo fermarono in evidente stato di alterazione psico-fisica, dovuta all’assunzione di alcolici e sostanze stupefacenti. Giudicato con rito direttissimo al tribunale di Napoli Nord – che convalidò l’arresto per i reati di offesa a una confessione religiosa, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale – per l’uomo, oltre alla disposizione della misura cautelare detentiva, fu avviata la procedura di espulsione dal territorio nazionale.

IL VESCOVO – L’episodio destò scalpore tra la comunità, soprattutto a quei tempi (come ancora oggi, nda.) di timore per l’allarme terrorismo, anche se il gesto del musulmano non fu di natura religiosa bensì legato a problemi di alcolismo o addirittura psicologici che affliggevano l’extracomunitario. Sul caso, affrontando anche il tema dell’accoglienza agli immigrati, intervenne il vescovo della Diocesi di Aversa, Angelo Spinillo, che per l’occasione intervistammo: leggi qui

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