Eutanasia, come morire in Svizzera

di Stefania Arpaia

La decisione di dj Fabo, l’uomo che si è rivolto ad una clinica svizzera per porre fine volontariamente ai propri giorni, ha alzato un polverone in merito al delicato tema dell’eutanasia che nel nostro Paese è considerata illegale.

E’ di 10 mila euro il costo per la morte e sono tra i dieci e i quindici i minuti necessari per esalare l’ultimo respiro. Sono queste le informazioni fornite dal presidente dell’Associazione Exit-Italia, Emilio Coveri, che sottolinea come “in media, sono circa 50 l’anno gli italiani che chiedono e in molti casi ottengono il suicidio assistito in Svizzera”.

L’associazione si batte per il diritto ad una morte dignitosa e propone l’eutanasia come diritto di libera scelta di un individuo.

L’Italia non lo permette mentre la Svizzera si, seguendo ovviamente un rigido protocollo previsto dalla legge sulla “Morte Volontaria Assistita”. “Il primo passo – spiega Coveri – prevede l’attivazione dei contatti con la struttura sul territorio svizzero e l’invio della documentazione medica che attesti la patologia da cui la persona è affetta”.

“Dopo l’accettazione da parte della struttura – ha proseguito – è previsto un colloquio con il medico che accompagnerà alla fine il soggetto. Per legge, il medico è tenuto a far desistere il paziente che lo ha richiesto dall’atto finale e, quindi, reiteratamente chiederà alla persona se vuole terminare i suoi giorni oppure vuole rimandare il tutto ad un altro momento. Il soggetto può sempre cambiare idea e potrà fare ritorno a casa”.

E ancora: “Se invece si vuol proseguire nell’intento, il medico incontrerà nuovamente il paziente e ripeterà la richiesta se davvero si vuole procedere. L’atto di accompagnamento alla dolce morte consiste nella preparazione di una dose letale a base di Pento Barbital di Sodio. Precedentemente, al paziente vengono somministrate due pastiglie antiemetiche in modo da poter assorbire meglio il composto chimico”.

Ad aiutare dj Fabo nella sua decisione e nel suo viaggio è stata l’Associazione Luca Coscioni a cui si sono rivolte 232 persone, dal 2015, per chiedere informazioni su come ottenere l’eutanasia all’estero: di queste, 115 si sono poi effettivamente rivolte a cliniche in Svizzera ma alcuni tra questi malati hanno poi cambiato idea. A rendere noti gli ultimi dati in merito alla richiesta della “dolce morte” è il segretario dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo.

Il suicidio assistito è l’aiuto medico e amministrativo portato a un soggetto che ha deciso di morire tramite suicidio. Differisce dall’eutanasia per il fatto che l’atto finale di togliersi la vita, somministrandosi le sostanze necessarie in modo autonomo e volontario, è compiuto interamente dal soggetto stesso e non da soggetti terzi.

A partire dal 2002 l’eutanasia è legale solo nei tre paesi del Benelux, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo; mentre il suicidio assistito è legale in Svizzera e negli stati di Washington, Oregon, Vermont, Montana e California. L’eutanasia passiva è ammessa in India ed in una situazione legale in continua evoluzione sia in Canada che in Messico ed Australia. In Ungheria l’eutanasia passiva è consentita se richiesta dal paziente.

 

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