Carinaro, Crocifisso vandalizzato da immigrato. Il vescovo: “Accogliere ma anche accompagnare”

di Nicola Rosselli

Carinaro – “Quando l’uomo non è in sé dà il peggio aggredendo quei simboli che gli hanno insegnato essere negativi, L’importante è non solo accogliere, ma accompagnare queste persone nel proprio cammino”.

Questo il primo commento a caldo del vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, che è anche vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, sull’episodio dell’immigrato pakistano che ha danneggiato un crocifisso a Carinaro (leggi qui).

“Purtroppo – ha continuato Spinillo – sono episodi frutti di momenti di follia che, tecnicamente, possono venire a tutti. Poi, quando questi momenti particolari arrivano, è come se nella persona si sviluppasse una forma di aggressione verso oggetti non conformi alla propria fede, che gli hanno insegnato essere brutti. Si perde il controllo di sé e viene fuori la parte peggiore”.

Questo di ieri è solo l’ultimo di una serie di episodi simili come quello di capo e mani mozzate ad una statua di Padre Pio o quello delle scritte in arabo che inneggiavano all’olocausto degli ebrei. Come mai a suo parere?

“La verità è che continuiamo a confrontarci con forme di umanità degradata, che non ha equilibrio in alcuni momenti. Spetta a noi rimuovere le cause di questa mancanza di serenità. uesto non significa fare finta di non vedere, rispondiamo a quegli atti ma cerchiamo, comunque, di aiutare queste persone”.

A suo avviso, abbiamo nelle nostre zone, nell’Agro Aversano e nell’hinterland settentrionale partenopeo ricomprese nella Diocesi di Aversa un problema di integrazione?

“Sicuramente c’è, ma non nel senso che manchi lo spirito di accoglienza. Bisogna evidenziare, però, che il fatto che non si sviluppano condizioni favorevoli di accoglienza si verifica non solo nei confronti degli immigrati, ma anche di persone del posto. Presso la sede della Caritas ad Aversa, ad esempio, abbiamo un discreto numero di persone (quasi tutte giunte in Italia con i famigerati barconi di Lampedusa, ndr) che si sentono accompagnate. Moltissimi di essi sono musulmani o cristiani non cattolici e questo ci dice che quando con l’accoglienza c’è anche lo spirito di accompagnamento la convivenza è possibile. Accompagnamento significa che non li lasciamo in strada, non risolviamo noi i loro problemi, ma li viviamo con loro. Credo che il segreto del buon funzionamento della Caritas di Aversa sia proprio la presenza di persone disposte ad accompagnare nel cammino gli altri. L’importante per il cristiano è non fare proselitismo, ma dare testimonianza del proprio credo”.

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