Polveri sottili, Wwf: “Ad Aversa chi controlla?”

di Antonio Arduino

Aversa – Secondo l’agenzia europea dell’ambiente l’inquinamento dell’aria provoca ogni anno oltre 84mila morti premature, colpendo soprattutto bambini e anziani, causando allergie, asma, dermatiti, malattie respiratorie e aumentando il rischio di morte in chi è affetto da malattie cardiache e circolatorie.

Per ridurre il rischio salute causato dalle cosiddette polveri sottili PM10, prodotte anche dagli scarichi delle automobili e dagli impianti di riscaldamento che hanno costretto nei primi giorni del nuovo anno moltissime città italiane ad imporre il blocco del traffico veicolare e disporre la riduzione dell’orario di accensione e della temperatura degli impianti di riscaldamento, l’agenzia europea dell’ambiente ha fornito una serie di consigli uno dei quali si riferisce all’alimentazione, invitando i cittadini a consumare verdura fresca, frutta e cibi con proprietà antiossidanti.

Nulla da dire se questi alimenti sono esenti da inquinamento ma se gli alimenti sono esposti. Senza alcuna protezione, in strada o venduti da ambulanti è possibile consumarne con sicurezza in una città dove il livello di polveri sottili è così alto da imporre drastiche misure di prevenzione come il blocco del traffico veicolare o la riduzione dei tempi e delle temperature degli impianti di riscaldamento? È la domanda posta da un nostro lettore preoccupato per la presenza di cibi messi in vendita senza alcuna protezione in banchetti improvvisati, posizionati sui marciapiedi antistanti molti negozi presenti nella nostra città. Probabilmente non si può parlare di cibo sicuro in una città in cui i livelli di inquinamento superano i limiti di legge, ma ad Aversa il livello d’inquinamento si controlla?

“Ad oggi no. Nessuno controlla” risponde in maniera decisa Alessandro Gatto, responsabile regionale per il settore ambiente del Wwf. “Gli ultimi controlli sulla qualità dell’aria sono stati effettuati circa 20 anni fa, con centraline posizionate in alcune zone della città proprio dal Wwf e i risultati non furono positivi”, aggiunge. Un dato che non è cambiato negli anni. Infatti Aversa è presente nella lista nera dei 44 siti con livelli di inquinamento più alti della norma diffusa dal Ministero della Salute nel 2013. Le principali cause dell’inquinamento atmosferico ad Aversa sono ascrivibili ai prodotti volatili del riscaldamento di uffici pubblici e abitazioni, all’inquinamento del territorio legato allo smaltimento abusivo di rifiuti di origine industriale, di rifiuti urbani e di rifiuti speciali troppo spesso bruciati, sia nelle campagne che all’interno della città, e al traffico veicolare. È questo uno dei punti dolenti del problema perché se per impedire i depositi abusivi si fa qualche cosa, a fronte di oltre 39 mila veicoli intestati ai cittadini, registrati nel 2014 dall’Aci, e quindi, probabilmente, circolanti ai quali vanno aggiunti migliaia di veicoli provenienti dai comuni dell’hinterland che per tantissime ragioni arrivano quotidianamente ad Aversa contribuendo con gli scariche ad inquinare l’ambiente, non c’è alcun sistema di rilevamento della qualità dell’aria.

“Ad Aversa – conferma il comando di polizia municipale – non esistono centraline di controllo. Questo tipo di verifica era effettuato dalla Provincia”. Dunque non c’è controllo, quindi l’unica possibilità per rendersi conto della bontà dell’aria che viene respirato da chi vive, lavora o semplicemente cammina per le strade di Aversa è legata all’aumento delle malattie respiratorie, in particolare le forme asmatiche e quelle allergiche, oltre che dall’aumentata incidenza di decessi causati da tumori polmonari e cerebrali. Quando agli alimenti esposti senza alcuna protezione alle particelle presenti nell’aria l’unica notizia reperita sulla possibilità che producano danno alla salute arriva ancora una volta dal comando della polizia municipale che, nel 2007, ponendo il problema all’allora responsabile dell’unità di prevenzione collettiva dell’azienda sanitaria locale ebbe come risposta che non c’è nulla da temere giacché quell’ufficio rilascia “certificati di igienicità”.

Probabilmente nel 2007 la risposta poteva bastare, nove anni più tardi, dopo il dato fornito dal Ministero della Salute che nel 2013 ha inserito Aversa tra i 44 siti in cui i livelli di inquinamento sono più alti della norma, ricordando che la città è nel mezzo della Terra dei fuochi, dovrebbe essere necessario un intervento di verifica. Sia installando centraline di rilevamento almeno nei punti critici, come piazza Fuori Sant’Anna e piazza Vittorio Emanuele, che permettano un’analisi continua della presenza di polveri sottili che, come suggerisce il Wwf, non deve essere limitato alle PM10 che sono solo gli inquinanti più noti ma non i soli.

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