Napolitano: “Servono riforme vere, basta paralisi”

di Mena Grimaldi

 Roma. “Si sta diffondendo in Italia un senso di insofferenza, di fastidio per il trascinarsi di vecchi assetti strutturali e di potere”. Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un lungo discorso tenuto al Quirinale giovedì mattina.

“Per questo non bisogna fermarsi per strada ma proseguire con le riforme. Comunque c’è un messaggio positivo. Cioè che in Italia si sta diffondendo un senso di insofferenza per il trascinarsi di vecchi assetti strutturali e di potere, e insieme di determinazione, forte come da lungo tempo non si vedeva, a non fermarsi per strada nel perseguire riforme e cambiamenti, in varia misura avviatisi”.

“Non possiamo restare prigionieri di paralisi e di impedimenti – ha detto Napolitano – Occorre varare cambiamenti importanti e regole vere, che siano tali e non paraventi a difesa dell’esistente”.

“In politica troppi atteggiamenti frenanti.Le riforme strutturali non sono rinviabili, ma bisogna sottolineare come sul piano politico permangano gravi implicazioni: troppe incomprensioni, contrapposizioni, pregiudizi e atteggiamenti frenanti che sono espressione di conservatorismi e corporativismi”.

Il capo dello Stato ha più volte sottolineato come ormai serva in Italia “una comune assunzione di responsabilità dinanzi ai rischi e alle sfide che il Paese sta vivendo. Sul piano politico, e con gravi implicazioni per la vita delle istituzioni, le troppe contrapposizioni pregiudiziali, l’incapacità di dialogo e di intesa, gli atteggiamenti frenanti o di vero e proprio rifiuto rispetto a scelte concrete di riforma, sono stati l’espressione di conservatorismi, corporativismi e ingiuste pretese di conservazione di posizione di rendita, di ingiuste posizione acquisite”.

E poi: “Ci sono clamorosi segni di negatività nella vita del Paese: dalla corruzione nel pubblico e nel privato alla criminalità, dalla scarsa funzionalità di troppe amministrazioni centrali e locali, a regressione in senso becero e violento dei comportamenti di individui e di gruppi asociali, fino alle degenerazioni eversive vere e proprie. L’Italia deve uscire dalla crisi e tornare a crescere, libera da zavorre”.

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