Claps, Restivo: “Sono innocente, Elisa era un’amica”

di Mena Grimaldi

 SALERNO. Danilo Restivo, accusato dell’omicidio di Elisa Claps, vuole raccontare la sua verità e riaprire il dibattimento.

Lo ha detto nel colloquio avuto con i suoi legali Alfredo Bargi e Marzia Scarpelli.Restivo al momento si trova al carcere di Rebibbia, ed è arrivato in Italia lunedì scorso per partecipare il prossimo 20 marzo all’udienza del processo di appello a Salerno ed è riuscito a ritornare grazie alla consegna temporanea da parte delle autorità inglesi dove è detenuto per l’omicidio di Heather Barnett .

In primo grado, per l’omicidio di Elisa Claps, è stato condannato, con rito abbreviato, a 30 anni.“Sono innocente” ha detto ai suoi legali, “Non ho fatto quello che si dice”. Per l’imputato Elisa era “un’amica” e si è detto rammaricato dell’atteggiamento ostile nei suoi confronti da parte della famiglia Claps.

L’idea dei suoi difensori, come ha piegato da Bargi, è quella di far emergere “circostanze e particolari rimasti all’ombra”. Tra questi, la sua caduta lungo le scale mobili, da lui confermata, in occasione della quale si procurò la ferita che il giorno della scomparsa di Elisa si fece medicare in ospedale, e le condizioni del cantiere.

Bargi e Scarpelli punteranno, nella difesa, su quella che è stata definita la “prova regina”, ovvero il dna di Restivo ritrovato sulla maglia di Elisa. In particolare, secondo quanto scoprì la perizia dei Ris, in un punto la sua saliva mista al sangue della vittima, in un altro solo il suo sangue.

Quello stesso dna in virtù del quale, per la perizia dei Ris, Restivo è colpevole “ogni oltre ragionevole dubbio” e che non fu trovato nella prima perizia dal medico legale Vincenzo Pascali che ora, con l’accusa di falso in perizia, rischia il rinvio a giudizio.

“Sappiamo bene – spiega Bargi – che quella mattina Elisa e Danilo si incontrarono, nulla di strano, quindi, se è stato trovato sulla maglia di Elisa il dna di Danilo. Può essere anche una presenza casuale ma di certo non prova che è lui l’omicida”.

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