Nucleare, è scontro in Italia su rischio radioattivo

di Redazione

 ROMA. Lo tsunami in Giappone e il conseguente rischio radioattivo polarizza lo scontro nella politica italiana, tra chi dice avanti tutta con la costruzione delle centrali e chi invece vede negli ultimi incidenti la conferma dei rischi legati a un’energia troppo pericolosa.

Il governo, che ha già annunciato investimenti nel settore, si dice certo della reale sicurezza del progetto, ed il Pdl si schiera convinto in favore, anche alla luce del referendum che il 12 giugno si terrà proprio sul tema. “La nostra posizione sull’energia nucleare rimane la stessa – dice il capogruppo alla camera Fabrizio Cicchitto – non si può cambiare ogni volta”.

FRATTINI: “ALLARME NASCE DAL MOMENTO EMOZIONALE”.L’allarme sulle centrali nucleari giapponesi danneggiate dal terremoto ha “riaperto il dibattito in Italia nel modo, come sempre sbagliato, che nasce dal momento emozionale dell’incidente, senza riflettere su cose assolutamente evidenti”. Lo ha sottolineato il ministro degli Esteri, Franco Frattini. “Noi stiamo parlando – ha precisato Frattini – di un Paese con un rischio sismico elevatissimo, di centrali nucleari che hanno un’età di alcuni decenni e quindi non sono dell’ultima generazione, e che malgrado un disastro di magnitudo 9 della scala Richter, non sono esplose”. Secondo il titolare della Farnesina “l’Italia non è un Paese paragonabile al Giappone per intensità sismica. Ed è chiaro che nessuno ha mai immaginato di fare una centrale nucleare in Italia in zona sismica”. “Non credo” che il disastro in Giappone “giustifichi una rimessa in discussione del piano italiano verso l’energia nucleare” ha detto ancora Frattini. “Abbiamo fortunatamente zone che sismiche non sono” ha aggiunto il ministro degli Esteri, ricordando che “alle frontiere tra Italia e Francia ci sono decine di centrali nucleari, a pochi chilometri da Torino”. Il titolare della Farnesina ha precisato che le giovani generazioni non dovrebbero pagare ancora di più “il prezzo della dipendenza dai Paesi produttori”, perchè “stiamo vedendo cosa accade con la Libia”. “Tutti si strappano i capelli – ha spiegato – quando succede un incidente. Però poi dobbiamo pensare a che cosa succederà se non ci attrezziamo con un’energia di ultima generazione nucleare e quindi di energia pulita”.

OPPOSIZIONE. Ma dall’opposizione sono diverse le voci contrarie, tra cui quella di Emma Bonino: “Investire 30 miliardi di euro pubblici per ottenere il 4% di consumo finale di energia tra vent’anni non ha senso economico, in assenza di qualunque quadro complessivo di bisogno energetico nel nostro Paese. Il nucleare dà solo energia elettrica, che in Italia fra quella già installata e quella programmata supera già ampiamente il fabbisogno del Paese”.

Dura anche l’Italia dei valori: “Non ho mai sentito – afferma il capogruppo al Senato Felice Belisario – tante sciocchezze in contemporanea volte a difendere le lobby nucleariste. Prima su tutte la presunta economicità. Il kilovattora prodotto dall’atomo non è affatto meno costoso di quello prodotto da altre fonti perché non si considerano mai i costi aggiuntivi, quelli per stoccare le scorie e i costi sociali ed economici in caso di incidenti. Tutti oneri che ricadranno sui cittadini. Ad oggi il governo non ci dice dove intende costruire i siti. Ancora non sappiamo dove saranno staccate le scorie radioattive e come saranno smaltite. Se neanche il grave disastro in Giappone è servito a farli rinsavire, c’è da mettersi le mani nei capelli. Dietro il folle progetto nucleare, il nulla a fronte di un decreto ammazza fotovoltaico”. “Un esecutivo – aggiunge Belisario – che non è riuscito neanche a gestire i rifiuti a Napoli cosa potrà mai fare con le scorie? Una delle tante domande lecite che si pongono anche i cittadini e hanno una sola risposta: il referendum contro il nucleare, l’occasione per dire no allo scellerato progetto pro atomo e chiudere la bocca ai vari Cicchitto”.

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