Ddl processo breve, Fini apre a possibili modifiche

di Angela Oliva

Gianfranco FiniROMA. Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha espresso la sua opinione in merito al recente ddl sul processo breve, sottolineando che il giudizio finale potrà essere dato solo a conclusione dell’iter burocratico.

Fini ha aperto alla possibilità di modificare il testo per migliorarlo come è accaduto al Senato e, magari, potrà accadere anche per il voto alla Camera. “Era certo rimproverabile costituzionalmente – ha affermato Fini – che ci fossero norme valide solo per incensurati e il Senato ha modificato. Occorre attendere il testo finale per dare un giudizio definitivo, infatti anche la Camera potrebbe apportare altre modifiche. Rispetto a ciò che dissi sul fatto che bisognava dare più fondi alla giustizia – ha aggiunto il presidente della Camera – qualcosa è avvenuto: una prima cospicua risorsa finanziaria per la macchina della giustizia è arrivata con la Finanziaria. Anche se non sono sufficienti al 100 per cento, le risorse ci sono, tuttavia, sul testo del Senato, le risorse non sono l’aspetto centrale. Ci sono – ha spiegato – alcune altre questioni che meritano di essere approfondite”.

Ilpresidente della Camera ha invitato gli altri politici a non chiedere al Capo dello Stato Giorgio Napolitano di intervenire in questioni come il ddl sul processo breve, ma altresì di accogliere con rispetto il suo silenzio: “Non si può ipotizzare che mentre il Parlamento lavora il capo dello Stato parli: pensare ad una cosa del genere significa non conoscere il nostro ordinamento perché quando il Parlamento lavora il capo dello Stato deve tacere. Non si può chiedere al capo dello Stato di diventare un attore politico”.

E proprio su tale questione è intervenuto il leader dell’Italia dei Valori Antonio di Pietro che ha affermato: “Prendiamo atto della precisazione del presidente Fini in merito all’opportuno silenzio del capo dello Stato durante lo svolgimento dell’iter parlamentare di un disegno di legge. A scanso di equivoci, posto che qualche agenzia di stampa ha chiamato in causa l’Italia dei Valori, ribadiamo che noi non abbiamo mai chiesto al capo dello Stato di intervenire prima che il processo breve venga approvato dalla Camera. Il nostro auspicio – ha concluso – è stato ed è che, una volta approvato, il presidente Napolitano non lo firmi. Questo crediamo appartenga alla sfera del diritto di parola e, soprattutto, del diritto di sperare e ci auguriamo che non ci siano tolti”.

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