Appalti truccati a Pietravairano, arrestato il sindaco Rotondo

di Redazione

Dario RotondoPIETRAVAIRANO. I finanzieri del comando provinciale di Caserta hanno eseguito 9 ordinanze di custodia cautelare disposte dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per reati associazione a delinquere, concussione, corruzione, turbativa d’asta, truffa ai danni dello Stato, falso, abuso d’ufficio e incendio.

Le indagini, svolte dalla Tenenza di Piedimonte Matese e coordinate dalla Procura sammaritana, sono scattate nel 2007 e hanno tratto origine da una denuncia di un imprenditore che, nel rappresentare fatti circostanziati riguardanti richieste di “contributi” a fronte dell’affidamento di lavori pubblici da parte del comune di Pietravairano (Caserta), aveva lamentato la progressiva esclusione dalle gare di numerosi imprenditori – che pure avevano i requisiti necessari per prendervi parte – a beneficio di soggetti economici aventi la propria sede nei comuni di San Cipriano d’Aversa e Casapesenna.

Iprimi e tempestivi accertamenti eseguiti dagli investigatori consentivano di conferire veridicità a quanto segnalato. Si procedeva quindi ad ulteriori approfondimenti, in particolare mediante l’effettuazione di intercettazioni telefoniche ed ambientali, le cui risultanze permettevano non solo di riscontrare appieno quanto appreso dal denunciante, ma anche di svelare uno scenario molto più ampio che portava ad ipotizzare come le procedure amministrative regolanti l’assegnazione di lavori pubblici fossero state spesso “piegate” al fine di orientare l’aggiudicazione degli stessi in favore di determinate aziende. Tanto risulta anche dall’esito delle consulenze tecniche disposte, da cui emergono le reiterate violazioni alla normativa di settore, illeciti che, appunto, hanno costituito da una parte il presupposto, dall’altra il risultato, delle condotte illegali tenute da pubblici amministratori e imprenditori edili, legati nel perseguimento dei rispettivi interessi economici.

Infatti, le indagini hanno accertato che il risultato delle gare era praticamente predeterminato dall’amministrazione comunale, e per essa dal sindaco Dario Rotondo e dall’assessore ai Lavori pubblici Enzo Del Sesto, nei cui confronti è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere, nonché dagli stessi imprenditori aversani, tra cui Gennaro Di Bello (destinatario di misura cautelare in carcere), che provvedevano puntualmente a corrispondere ai pubblici ufficiali denaro (il cosiddetto “cammellino”) ovvero altre utilità. Alle aziende che si sarebbero dovute aggiudicare l’appalto veniva addirittura data la possibilità di disporre preventivamente di progetti e computi metrici, così da poter meglio ponderare l’offerta da presentare ed inserire la tipologia di lavori che avrebbe determinato una maggiore economicità, come dimostra anche la documentazione ufficiale del Comune rinvenuta a casa degli imprenditori, unitamente a documenti elettronici relativi a lavori ancora non appaltati dall’amministrazione.

Non solo: le intercettazioni telefoniche hanno consentito inoltre di apprendere che, anche attraverso l’opera dei pubblici ufficiali indagati, i possibili partecipanti alle gare venivano anche dissuasi dal presentare le proprie offerte. In tale contesto, inoltre, al fine di dare una parvenza di legalità alle procedure ad evidenza pubblica, gli imprenditori dell’agro aversano, con la consapevolezza dei pubblici ufficiali coinvolti, gestivano, di fatto, anche altre imprese edili, con cui, pertanto, partecipavano alle gare presentando ribassi d’asta già definiti a “tavolino”, come dimostrato dall’esame della copiosa documentazione acquisita.

Significativo è stato l’esito delle perizie tecniche disposte, che hanno stabilito come le istanze di partecipazione a gare indette dal comune di Pietravairano, ancorché relative a soggetti economici distinti, fossero state predisposte dalla stessa mano, quella della segretaria degli imprenditori aversani, coinvolti nella vicenda, e anch’essa destinataria della custodia cautelare degli arresti domiciliari.

Degno di nota, infine, il fatto che l’amministrazione comunale inoltrasse inviti a partecipare a gare d’appalto già con la consapevolezza che alcune imprese non avrebbero partecipato ovvero non avessero tutti i requisiti necessari.

Questo modus operandi consolidatosi nel tempo ha prodotto significativi frutti se si considera che il Comune di Pietravairano in circa 4 anni ha affidato la gran parte dei lavori pubblici indetti per milioni di euro alle imprese rappresentate ovvero riconducibili agli imprenditori di San Cipriano e Casapesenna. Tale clima di illegalità e mutualità tra i membri del sodalizio criminale si riscontrava, inoltre, anche nella fase esecutiva dei lavori, quando la compiacenza dei direttori degli stessi era funzionale ad evitare contestazioni formali da parte del Comune. Non è stato un caso, infatti, appurare che tale ruolo veniva affidato quasi sempre agli stessi soggetti, Giuseppe Panarello e Duca Di Giuseppe (entrambi finiti in carcere), che ottenevano il loro riconoscimento economico, appunto, nello svolgimento di tali numerosi incarichi per conto del comune di Pietravairano, in palese violazione del principio di trasparenza, imparzialità e rotazione previsto dalla normativa di settore.

Emerse anche situazioni di “duplicazione” di lavori (mediante la predisposizione di progetti gonfiati) e la richiesta al comune di pagamenti non dovuti (attraverso l’ assverazione di lavori mai eseguiti dalle ditte coinvolte e dunque falsi Sal), ma ugualmente erogati (fatto in relazione al quale è stata contestata la truffa in danno dello Stato).

I professionisti incaricati avevano anche il primario compito, su esplicito invito dello stesso assessore ai lavori Pubblici e degli imprenditori coinvolti, di non essere troppo “fiscali” nella verifica della corretta e regolare esecuzione dei lavori, anche quando ciò avrebbe potuto comportare un gravissimo pericolo per la pubblica incolumità. Ciò è riferito alla mancata adozione da parte dell’appaltatore di misure idonee ad evitare il cosiddetto “rischio idrogeologico”.

Analoga metodologia era inoltre applicata dairappresentanti dell’amministrazione comunale per affidare lavori ad ulteriori imprenditori che hanno corrisposto utilità al fine di ottenere appalti pubblici (tra questi, Raffaele Rotondo, agli arresti domiciliari). Le attività investigative hanno inoltre consentito di rilevare che la corresponsione di denaro o di altre utilità ai pubblici ufficiali avveniva attraverso più modalità: tra queste il “necessario” acquisto del materiale edile presso le società di Pietro Cerbo (in carcere), cognato dell’assessore ai lavori pubblici, ovvero la monetizzazione di fatture emesse a fronte di operazioni inesistenti e destinate a giustificare contabilmente l’importo delle tangenti.

Nel corso delle indagini si accertava in modo inconfutabile la responsabilità penale di un imprenditore aversano – colpito da misura cautelare – per il reato di incendio boschivo che aveva interessato per diversi giorni un’ampia zona boschiva situata in località Monte San Nicola (Caserta).

Oltre ai nove soggetti arrestati, sono state iscritte nel registro degli indagati altre 27 persone per reati vari contro la pubblica amministrazione.

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