Giovanni Carbone: “Una manifestazione forse inutile”

di Redazione

Castel VolturnoCASTEL VOLTURNO. “Sabato 18 aprile intorno alle dieci del mattino, la locale Polizia Municipale ha bloccato l’accesso in Castelvolturno per la marcia dei migranti, circa 5000, verso il Palazzo del Comune.

Il corteo, come un drago umano, ha percorso del Litorale Domizio almeno sei chilometri sui due sensi di marcia fino al punto d’arrivo dov’è stata allestita la passerella per gli avidi o meglio i dopati di applausi e consensi.
Le etnie dell’Africa centrale hanno dimostrato di essere unite. Soprattutto i ghanesi hanno dato di sé l’immagine di tante cellule appartenenti allo stesso corpo. Con il loro procedere tra balli e canti, osannanti il buon Dio e acutamente sincronizzati, hanno documentato di non aver ancora maturato il degenerante individualismo. Al loro fianco, con la stessa responsabile motivazione si sono intravisti composti e strutturati gruppetti di indiani del Bangladesh e/o dello Sry Lanka.
Quelli del Nord del Continente Nero, marocchini tunisini algerini, sono stati in pochissimi o forse del tutto assenti, probabilmente perché, facilitati dalla vicinanza, si sono già appropriati dell’opportunista, inefficiente, inefficace e degradata cultura italiana. Praticamente hanno già capito come stare con i piedi nello Stivale. Personalmente non ho visto, tra la folla, rumeni o ucraini, neanche cinesi. Sarà che quest’ultimi sono in possesso, chissà per quale trucco politico, di permesso di soggiorno, considerato che la maggioranza è operativa nel commercio in strutture di proprietà con relative licenze? O forse perché poco si presterebbero in precari lavori edili o agricoli o metallurgici o come badanti o chissà che?
I manifestanti africani sono giunti da ogni dove della Campania e qualcuno anche da più lontano. Perché? Forse perché credono ancora che una massa vistosa, coesa, correttamente ordinata e motivata possa convincere i “papà” a provvedere convenientemente per i propri figli onesti. Questa massa chiede di essere regolare sul nostro territorio. Chiede perciò di essere regolarizzata con permesso di soggiorno e il necessario e doveroso lavoro per poter beneficiare di un tetto, di servizi e la possibilità di aiutare le proprie famiglie che attendono le nostre briciole utili alla loro sopravvivenza.
Presenti sul territorio ben organizzati e zelanti per tutto il tempo, sono apparsi gli addetti alla stampa e i cameraman a servizio delle loro emittenti. Ho scattato e ho visto scattare infinite foto ricordo o di curiosità piuttosto che foto a testimonianza di un momento significativo per un imminente cambiamento politico-sociale.
Lungo l’interminabile percorso non sono stati collocati cestini per i rifiuti, vespasiani, né è stata distribuita acqua per una collettività impossibilitata ad acquistare non importa che liquidi indispensabili a sopportare i disagi della marcia. Quelli più agiati, di fatto, quelli che lavorano in nero, ancora una volta hanno ingrossato le tasche di chi spesso li rifiuta. Così che ogni posticino meno visibile è diventato un occasionale orinatoio, i pochi bar sono apparsi brulicanti di assetati, qualcuno sfiancato ha deciso di fermarsi. Così che i responsabili del raduno hanno pensato bene a come accaparrarsi il materiale mediatico a loro utile, meno hanno pensato su cosa offrire almeno per l’occasione a quelli bisognosi di tutto. Non si è vista una sola autoambulanza! Né un vigile urbano che tenesse libera una delle due corsie della carreggiata per gli interventi d’urgenza! Ma perché far strisciare il drago per diversi chilometri?
La catena umana è arrivata nella piazza, col palco impiantato, sfinita ma certamente ottimista di sentirsi proferire parole di conforto e di tangibile speranza. Il Sindaco ha blaterato un discorso ben articolato ma chiaramente di sapore politico. Il Vescovo di Santa Maria Capua Vetere ha affermato che dare è anche ricevere e che perciò concedere opportunità non importa di quale genere a degli sprovveduti significa inevitabilmente riscuotere un umano prezioso corrispettivo. Il parlamentare europeo ha sostenuto che si batterà per permettere nei prossimi anni un ingresso in Europa di almeno 50 milioni di indispensabili migranti. Ognuno ha detto la sua. Gli applausi sono stati incerti, più determinati i fischi, sul viso dei più si è letto amarezza e delusione.
Nessuno ha risposto in concreto alla domanda di chi da tempo cerca il minimo per una legale convivenza e un’onesta sopravvivenza: casa lavoro e i documenti validi ad andare nel proprio paese d’origine per rivedere a distanza d’anni i propri cari. Eppure il dovere c’invita a sistemare quelli che adesso sono sul nostro territorio con soggiorno casa e lavoro. Altro che dare il bocconcino in bocca a Cerbero: le marce, le sceneggiate, la promessa a reclamare una sanatoria al rilascio del permesso di soggiorno, belle parole, discorsi aulici! Altro che pensare al ponte sullo stretto o a quanti ancora dovranno inevitabilmente migrare nel nostro territorio. Molto probabilmente, questa carne da macello deve servire il padrone con lavoro in nero chissà per quanto tempo ancora!”

Giovanni Carbone

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