Indagato Stefio, uno degli ostaggi italiani in Iraq

di Redazione

Salvatore StefioSalvatore Stefio, uno dei quattro italiani rimasti prigionieri in Iraq nel 2004, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di arruolamenti o armamenti non autorizzati a servizio di uno Stato estero.

La magistratura barese contesta di aver arruolato, tramite la Presidium corporation, Didri Forese, Maurizio Agliana e Umberto Cupertino affinchè militassero in territorio iracheno in favore di Forze armate anglo-americane in concerto ed in cooperazione con le medesime, in contrapposizione a gruppi armati stranieri. Con loro venne rapito anche Fabrizio Quattrocchi, poi ucciso dai sequestratori, mentre gli altri tre furono liberati dopo 56 giorni di prigionia. Nel disporre il rinvio a giudizio il giudice De Palo ha respinto l’eccezione sollevata dai difensori degli imputati, Francesco Maria Colonna per Spinelli e Antonello Patanì per Stefio, che avevano sostenuto che la competenza ad indagare fosse della magistratura romana poichè i presunti arruolamenti erano avvenuti non a Sammichele di Bari ma a Fiumicino, poco prima della partenza per l’Iraq. Secondo il giudice, l’accordo è stato invece sottoscritto a Sammichele di Bari. Il processo comincerà il 3 luglio prossimo davanti alla Corte d’assise di Bari. Ma intanto Salvatore Stefio si dice indignato: “Mi aspettavo che la cosa si concludesse oggi, ma così non è stato. In ogni caso, pur essendo indignato, sono sereno. A me sembra un conflitto politico più che un conflitto di giustizia, posso interpretarlo così. Staremo a vedere”. Un altro degli ostaggi Umberto Cupertino, dichiara: “molti dimenticano che siamo vittime del terrorismo non mercenari. Io sono partito per lavoro su proposta di una società estera: per questo sono stato ritenuto, assieme agli altri, un mercenario. Noi eravamo operatori della sicurezza, dovevamo fare la scorta ad imprenditori. Purtroppo, ci siamo trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato e siamo stati sequestrati da dei terroristi”.

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