Che ne sanno i politici dei problemi della gente?

di Redazione

 L’entusiasmo tanto decantato dai leader politici non sembra del tutto realistico. Quello che si nota è solo un entusiasmo tutto interno ai partiti e di coloro che li frequentano.

Dell’entusiasmo, quello vero, che dovrebbe entrare nel cuore del vero elettorato non si avverte nulla, addirittura c’è gente che non ricorda nemmeno la data del voto. E’ la campagna elettorale più scialba della storia repubblicana. Una serie di fattori lasciano indifferenti i cittadini: tra i più “gettonati” la legge elettorale, che, a detta di molti, non lascia margini di decisione a chi deve esprimere il voto. Una legge che sta causando l’allontanamento progressivo dell’elettorato dalla politica, un “rigetto” nei confronti di quella stessa politica che ha prodotto un enorme disastro economico in Italia. Una legge voluta dal centrodestra, ma che “conviene a tutti”; basta guardare le liste elettorali per accorgersi che, nelle “postazioni sicure”, figurano nomi riconducibili ai soliti noti politica. Ma i “soliti noti”, quelli che da oltre vent’anni occupano le poltrone del Parlamento, ovviamente, sono anch’essi candidati.

Qualcuno attendeva un cambiamento, questo non è arrivato, ci sono state delle piccole “modifiche di facciata”, ma quanto a sostanza: zero. Non si può dar torto a chi dice di non credere più in questa classe dirigente che promette bene e razzola male. L’Italia è a rischio recessione, il meridione ha gravi problemi di sicurezza e di lavoro, le infrastrutture sono ridotte all’osso, la sanità è a pezzi, la politica costa tantissimo, il lavoro è precario, le aziende sono in crisi di commesse, le piccole e medie imprese chiudono perché non sono più in grado di sostenere i costi previsti dallo stato. Problemi che attendono risposte da un paio di decine di anni. Tutti hanno sempre promesso mari e monti in ogni campagna elettorale, ed oggi si rifanno avanti con le stesse promesse. Come se il tempo si fosse fermato. Nessuno alza la “bandiera bianca” in segno di resa, ammettendo di essere la causa dei mali dell’Italia. Si continua a prendere in giro la gente, con l’arroganza di sempre. Certamente una buona percentuale di elettorato inizia a prendere le distanze, altri invece ci credono, altri ancora sono indecisi, ma un dato è certo: è finito “il tempo delle favole”, la gente non è che si sente povera, lo è, e questo stato di cose la fa diventare consapevole di essere stata illusa per tantissimi anni. Gli è stata tolta la lire in cambio dell’euro che, a sua volta, ha portato in cambio la povertà. A questo punto come si può continuare a credere nelle stesse persone che hanno assicurato il paradiso ma hanno portato l’inferno al popolo italiano?

Tuttavia, una lancia a favore dei “signori dei palazzi” devo spezzarla, perché cosa ne sanno loro della povertà? Basta guardare la classifica della loro dichiarazione dei redditi 2006: Berlusconi 139.245.570 euro, Santanché 237.665, Bertinotti 233.195, Nucara 223.412, Prodi 217.221, Casini 176.009, Di Pietro 175.137, Pecoraro 173.999, D”Alema 166.989, Rutelli 159.527, Maroni 150.158, Fini 147.814, Cesa 132.540, Diliberto 128.464, Boselli 126.254, Giordano 124.802, Fassino 124.292. Questa è la classifica dei primi più ricchi della Camera che nei prossimi cinque anni saranno impegnati a combattere la povertà dei cittadini italiani.

Mi chiedo: come possono capire un pensionato con 480 euro al mese, un operaio con 1000 euro al mese, un artigiano con tanti problemi economici, se con gli stipendi complessivi annui di queste categorie di cittadini italiani loro, al massimo, si fanno le ferie? Come diceva il grande Totò “ma mi faccia il piacere”.

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