Rifiuti, in Toscana primo Dissociatore per “tal quale”

di Redazione

dissociatore molecolareAVERSA. Mentre in Campania ci si continua a trastullare, con assoluta incoscienza (o malafede), nel cercare improbabili soluzioni all’emergenza rifiuti, tutte a lunga scadenza, in Toscana si sperimenta il primo impianto di “dissociazione molecolare” dell’Unione europea per il trattamento dei rifiuti “tal quali”.

A Peccioli, in provincia di Pisa, è stato presentato il progetto per la realizzazione del primo impianto dell’Europa continentale (l’altro è in Islanda) per la “dissociazione molecolare” dei rifiuti solidi urbani. L’impianto, unico nel suo genere, di carattere assolutamente sperimentale sorgerà grazie all’intervento di una società privata: la “Belvedere S.p.A”. La Belvedere, con a capo il dinamico presidente Renzo Macelloni, è la stessa che gestisce la discarica di Peccioli, luogo scelto per la costruzione della struttura industriale.

Dopo tanto parlare di “dissociazione molecolare”, finalmente qualcuno si è deciso a sperimentare, in Italia, la nuova e speriamo risolutiva tecnologia. Dopo la costruzione dell’impianto, una commissione tecnica, composta, tra l’altro, anche da esperti nominati dal presidente di Federambiente Daniele Fortini, avrà il compito di valutare la validità dal punto di vista economico e ambientale della nuova tecnologia. Principale obiettivo della Commissione è la valutazione dell’impianto nel suo complesso: dalla resa industriale all’impatto ambientale, dall’economicità della gestione all’inquinamento pro dotto. Solo dopo le opportune valutazioni ed un confronto democratico e costruttivo con la popolazione, sarà decisa la costruzione di un grande impianto in grado di soddisfare le esigenze d’alcune centinaia di migliaia d’abitanti della provincia pisana. Al momento la dimensione della struttura, che sarà presumibilmente consegnata tra quattro/cinque mesi, permetterà di “trattare” solo poche tonnellate giornaliere di rifiuti indifferenziati.

L’obiettivo finale dell’iniziativa, invece, è quello di realizzare una struttura industriale in grado di “gassificare” almeno 65 mila tonnellate l’anno di rifiuti. Struttura che, al costo attuale, senza troppi “ricarichi aggiuntivi indesiderati” costerebbe circa 30/35 milioni d’euro. Se, come tutti si augurano (beh, forse non proprio tutti), la sperimentazione avrà successo, finalmente si potrà mettere da parte l’assurda pretesa di costruire quelle immense fabbriche di diossina rappresentate dai cosiddetti “termovalorizzatori” (che tanti “disinteressati” sostenitori contano nelle nostre zone, soprattutto ad Aversa…) per passare alla tecnologia del futuro: la “dissociazione molecolare”, appunto.

La scelta dei “dissociatori” ovviamente non cozza contro il volere dei sostenitori della raccolta differenziata, anzi. Nella filiera della gestione dei rifiuti la “dissociazione molecolare” rappresenterebbe una valvola di sfogo in caso di scarsi risultati ottenuti dalla “differenziata” o il completamento di un ciclo virtuoso, che si concluderebbe con la “massificazione” della parte indifferenziata, non altrimenti “gestibile”. Seguiremo con molta attenzione gli sviluppi di quanto sta accadendo in Toscana. Una volta realizzato l’impianto, l’esperienza accumulata nella sua progettazione, costruzione e gestione servirà sicuramente a tutte quelle amministrazioni locali (in primis il Comune di Aversa) che per la conformazione del territorio e per varie motivazioni di carattere socio-culturali dovessero trovare difficoltà nella piena attuazione dei piani per la raccolta differenziata.

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