Il Senato approva la Finanziaria e il Welfare

di Antonio Taglialatela

Aula del SenatoROMA. Grazie ad una serie di fiducie, approvate col voto determinante dei senatori a vita e contestate dal Quirinale, la Finanziaria 2008 diventa legge.

Se non fosse stato per i “saggi” di Palazzo Madama, il voto contrario del dissidente Franco Turigliatto avrebbe portato la maggioranza al pareggio e, a quel punto, reso inarrestabile la caduta del governo. Ciò nonostante, il premier Romano Prodi ritiene la manovra una svolta almeno su tre importanti temi: casa, famiglie, imprese.

Sul primo punto, la Finanziaria prevede sconti sull”Ici per la prima casa (circa 300 euro anche per il coniuge separato) e detrazione Irpef per chi vive in affitto. Questi ultimi possono scaricare dai 150 euro (chi guadagna più di 15,943 euro) fino a 300. I “bamboccioni” (tanto cari al ministro dell”Economia Padoa Schioppa) tra i 20 e i 30 anni che vanno a vivere da soli potranno scaricare fino a 991 euro per i primi tre anni, se i loro redditi non superano i 15.493 euro. Poi prorogata per altri tre anni, fino al 2010, la detrazione del 36% sulle ristrutturazioni e dell”Iva agevolata. Sconto fiscale (55%) per la riqualificazione energetica degli edifici, l”installazione di pannelli solari e impianti di climatizzazione. Interventi anche sul fronte dei mutui: sale a 4mila euro la cifra massima degli interessi passivi ammessi alla detrazione del 19%; chi è in difficoltà con le rate potrà sospendere i pagamenti per due volte durante il contratto e per un periodo non superiore a 18 mesi.

Sul secondo punto, la famiglia, sconti del 19 per cento per nuclei familiari con bimbi all”asilo (fino a 632 euro), sia pubblico che privato. Aiuti ai nuclei più numerosi con almeno quattro figli. Più asili nido grazie ai soldi recuperati ai furbetti del quartierino con relativi scandali bancari. Sono le principali novità del secondo grande capitolo della manovra, quello dedicato alle “famiglie”. Le famiglie numerose potranno detrarre 1.200 euro. A tutela di quelle con reddito basso è stato pensato il “riccometro” a prova di furbi (Isee): chi dice di essere povero, e non lo è, per accedere ai servizi sociali come gli asili nido dovrà stare attento perchè sono previsti nuovi controlli incrociati a sorpresa. E poi: aboliti i ticket sulle ricette per la diagnostica e abolizione del canone Rai per gli over 75 il cui reddito arriva a 516 euro. Un aiuto alle famiglie arriverà anche da Mister Prezzi, un garante per vigilare sul costo della vita. E dalla Class action, l”azione legale collettiva per tutelare gli interessi di cittadini e consumatori da società e imprese che mettono sul mercato merce non in regola o sono carenti nei servizi. Dalle aziende che producono macchine alle Ferrovie che tengono i treni sporchi e spesso in ritardo, da casi come quello del crac Parmalat ai guai provocati dai sindacati degli autotrasportatori.

Per quanto riguarda le imprese, calano Ires e Irap. L”imposta sul reddito delle società scende dal 33% al 27,5% mentre l”imposta sul reddito delle attività produttive passa dal 4,5% al 3,9%. Le imprese nel sud beneficeranno di un credito di imposta per tre anni per ogni nuovo assunto a tempo indeterminato. Il credito di imposta è pari a 333 euro al mese per ciascun lavoratore e sale a 416 euro per l”assunzione di donne.

In serata, l”Aula del Senato ha approvato anche il pacchetto welfare con 162 voti favorevoli e 153 contrari. Dal primo gennaio si andrà in pensione con 58 anni di età (e non più 60) e 35 anni di contributi. Dal 2009, poi, l’età crescerà in maniera graduale, per arrivare nel 2013 a ’quota 97’, ovvero la soglia determinata da età anagrafica e anni di contributi (con età minima di 61 anni). Per i lavoratori più giovani, poi, sono previste maggiori tutele, con l’obiettivo di una pensione non inferiore al 60% dell’ultimo stipendio. Stanziati 2,52 miliardi, nei prossimi dieci anni, per consentire a chi svolge lavori usuranti di andare in pensione in anticipo rispetto agli altri lavoratori. La platea dei beneficiari sarà definita con una delega al governo, e al ministero del Lavoro è istituita una commissione ad hoc con le parti sociali per determinare i criteri da seguire. Per chi lavora con contratto a tempo determinato, viene stabilito che dopo 36 mesi, anche non continuativi, potrà essere fatta solo un’ulteriore proroga. La durata massima di questo nuovo contratto sarà stabilita nei prossimi mesi attraverso “avvisi comuni” delle parti sociali. Abolito il “job on call” – lavoro a chiamata – anche se sono state stabilite alcune deroghe nel settore del turismo e dello spettacolo.

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