Lezione a luci rosse, condannata sexy prof

di Antonio Taglialatela

Era stata sorpresa in atteggiamenti MILANO. La sexy prof molisana di 33 anni, sorpresa lo scorso novembre in atteggiamenti “hard” con cinque suoi alunni in un scuola media di Nova Milanese, è stata condannata a 2 anni e dieci mesi di carcere.

La sentenza, emessa con rito abbreviato dal Tribunale di Monza (formula, che garantisce il beneficio dello sconto di un terzo della pena, richiesta dalla stessa imputata nel corso della precedente udienza di giugno), prevede una pena superiore a quella richiesta dal pm Emma Gambardella, due anni e due mesi, poiché era stata considerata l’attenuante della “lieve entità” del reato di violenza sessuale. I giudici hanno inoltre sancito l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per l’insegnante e rigettato la richiesta di risarcimento nei confronti del ministero della pubblica istruzione presentata dai genitori dei cinque alunni. Questo perché la formula del rito abbreviato con cui si svolge il processo non prevede la citazione di altri se non l’imputato. La richiesta dei genitori, quindi, è stata demandata al tribunale civile. L’avvocato Giuseppina Cennamo, difensore della professoressa, ha annunciato ricorso in Appello, affermando: “Non ci sono prove che dimostrano alcun reato”.

I fatti risalgono al novembre 2006. L’insegnante, originaria di Pietracatella (Campobasso), un paesino di 1600 abitanti, era al suo primo incarico come supplente di matematica nella scuola media “Segantini” di Nova Milanese. Incarico ricevuto dopo numerose domande di supplenza inviate in diversi istituti italiani. A scoprirla una sua collega di educazione fisica, entrata per caso nell’aula dove la prof molisana era in atteggiamenti definiti “inequivocabili” con cinque studenti, sembra tra i 14 e i 15 anni. Lei era vestita, mentre altri due alunni erano seduti tra i banchi con i pantaloni abbassati. Esplodeva lo scandalo, con i genitori dei ragazzi che presentavano denuncia presso i Carabinieri della compagnia di Desio. Nel corso dell’inchiesta, l’imputata si è difesa davanti al procuratore capo Antonio Pizzi, che ha curato il caso assieme al pm Gambardella, dicendo di essere stata “costretta a fare certe cose” dai ragazzi. Questi ultimi, invece, hanno raccontato che era stata la prof a cercare l’approccio con loro (con il più grande avrebbe avuto anche uno scambio di sms). Gli inquirenti, alla fine, così come i giudici del tribunale, hanno dato credito alla versione degli studenti.

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