Periti in tribunale con la quinta elementare

di Redazione

tribunalePISTOIA. Sul quotidiano Il Tirreno del 23 settembre è stata pubblicata la notizia che nel Tribunale di Pistoia è iscritta dal 1999 una perita grafologa il cui unico titolo di studio legale posseduto è la licenza elementare.

Ci domandiamo: come si può affidare il futuro dei cittadini in mano a persone poco scolarizzate? L’articolo riferisce che questa perita per essere iscritta nell’albo dei Consulenti Tecnici del Giudice, insieme alla pagellina della quinta elementare, ha allegato un diploma di Perito Grafico a base psicologica, rilasciato dalla Libera Post-Università Internazionale della Nuova Medicina di Milano (UIM).

E’ bene precisare che questa cosiddetta Università Internazionale della Nuova Medicina di Milano (UIM), si fregia del titolo di “Libera post-università”, ma non è università né statale né riconosciuta dallo Stato ed addirittura l’Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza ha imposto (proc. n° 15601 del 7/6/2006) al suo titolare, di non usare più il termine “università”, “rettore”, ecc, in quanto ingannevole.

Inoltre, a tale presunta università è stata inflitta anche una penalità di 6 mila euro. Il secondo titolo che questo soggetto ha presentato è un diploma di Perito Grafico a base Psicologica conseguito presso l’Istituto Medico Psicopedagogico di Prato, sennonché, anche questo Istituto non è statale né riconosciuto dallo stato italiano e non risulta nemmeno sull’elenco telefonico.

Ci domandiamo quante persone sono state condannate sulla base di perizie di tale persona? Questo fatto conferma una volta di più l’enorme potenziale violazione dei Diritti Umani nel campo della salute mentale. Questa storia tragico-comica di Pistoia, conferma l’annosa denuncia del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani sulla pseudoscientificità della psicologia e psichiatria. Queste false scienze, insieme agli assistenti sociali, è anche responsabile del dramma che si vive tutti i giorni nei tribunali dei minori relativamente alla sottrazione coatta di quasi 35.000 bambini alle loro famiglie. I costi umani ed economici per la società sono al di là dell’umana sopportazione.

Ogni bambino sottratto alla famiglia, il 90% dei casi senza riscontri oggettivi, viene collocato in una comunità alloggio con costi che vanno dai 150 ai 250 euro al giorno. Moltiplicate ciò per 35.000 euro per trecentosessantacinque giorni all’anno e vedrete il business creato sulla pelle dei bambini e dei genitori. E ancora: a contribuire nelle decisioni dei giudici, anche in tema di sospetto d’abuso, sono sempre i periti psicologici. E’ drammatico il fatto che queste perizie sono solo frutto di opinioni spacciate come “prove scientifiche” e di gente che s’improvvisa esperta con la licenza elementare, quando la terza media ormai è richiesta anche per svolgere l’impiego di bidello.

La domanda che ci poniamo è: quanti sono i periti con la quinta elementare ed i diplomi post-laurea fatti in casa (ossia, privi di riconoscimento giuridico per lo Stato italiano) nei Tribunali italiani? Chi ha mai verificato la fondatezza delle teorie psicologiche? Chi controlla i titoli?

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus
Sito Nazionale: www.ccdu.org
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