Napoli, “Nu journo ‘nzieme”: docufilm dei detenuti di Poggioreale

di Redazione

Napoli – Martedì 28 gennaio, dalle ore 10, all’interno della casa circondariale di Poggioreale, il regista Giovanni Meola presenterà: “Nu juorno ‘nzieme – Articolo 27, comma 3”. Si tratta della prima parte del progetto realizzato con i detenuti del reparto ‘Napoli’, la cui seconda parte sarà un docufilm (pronto nei prossimi mesi) che sintetizza l’esperienza condotta negli ultimi 8 mesi all’interno del carcere.

L’opera è stata realizzata in collaborazione con il Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli. Protagonisti i detenuti del carcere di Poggioreale ospitati nel padiglione “Napoli”, che hanno dato vita al canovaccio dell’atto unico che verrà messo in scena e ad alcuni racconti di vita carceraria, attraverso un laboratorio teatrale e creativo diretto dallo stesso Meola, che firmerà anche il docufilm. Il film sarà distribuito dal Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, in città e nelle scuole, attraverso i circuiti collegati alla rassegna. All’evento parteciperanno alcuni dei detenuti che hanno partecipato a questa esperienza e le loro famiglie, il personale dell’area educativa del carcere e la Direttrice, dott.ssa Maria Luisa Palma, che ha incoraggiato e sostenuto il lavoro di Giovanni Meola e dei suoi collaboratori.

Note del registra Giovanni Meola: Da drammaturgo, regista e produttore teatrale indipendente, con la mia compagnia Virus Teatrali, mi occupo da due decenni circa di lavori a vario titolo legati ai temi della legalità/illegalità. Nei due decenni trascorsi ho scritto e diretto molteplici testi e spettacoli aventi questo tipo di tematica (a partire da ‘L’Infame’, con più di 170 repliche all’attivo in tutta Italia, e quattro premi vinti nel corso degli anni, tra cui ilprestigiosissimo ‘Premio Enriquez’ nel 2008), ho diretto numerosissimi laboratori teatrali, scolastici e professionali, affrontando modalità di creazione e racconto che indagassero lingua, contenuti, storie legate al binomio legalità/illegalità, ho creato una rassegna teatrale, ‘Teatro Deconfiscato’, che porta il teatro civile solo ed esclusivamente all’interno di beni confiscati alle mafie (e tra questi l’ex-castello del boss Raffaele Cutolo). 

Per finire, l’incontro con il Festival di Cinema dei Diritti Umani di Napoli che, con le sue iniziative, propone temi e storie di notevole impatto, mi ha permesso di cominciare una collaborazione che ha portato al progetto ‘Articolo 27, comma 3’ grazie al quale, nel corso del 2019, sono entrato nella casa circondariale di Poggioreale (NA) per lavorare con un gruppo di detenuti del padiglione ‘Napoli’. Il lavoro, di natura teatrale, è stato affiancato da riprese audiovisive che diventeranno una sorta di diario di viaggio documentario che sarà pronto nel corso del 2020, pronto ad essere proiettato per la prossima edizione del Festival di Cinema dei Diritti Umani di Napoli. 

Il percorso ha puntato principalmente a creare una consapevolezza, nei detenuti, in merito alle proprie capacità di raccontare e raccontarsi, sia scrivendo di proprio pugno che interpretando testi o drammaturgie altrui. I mesi passati assieme sono stati di grande intensità. Dopo vari incontri interlocutori, ma fondamentali nel cementare il gruppo, mi viene chiesto di lavorare con loro ad un testo che racconti di un giorno qualunque in cella ma senza sottolinearne gli aspetti pesanti e claustrofobici, bensì facendo emergere anche quei momenti di spensieratezza e leggerezza che comunque, anche in celle sovraffollate ed anguste, riescono a crearsi, rendendo sopportabile la privazione della libertà. 

Con mia grande sorpresa e gioia, dopo un paio di incontri i detenuti mi presentano un canovaccio scritto da loro, basato su diversi esercizi di scrittura da me proposti ma anche sulla base della loro specifica esperienza di vita carceraria. Il risultato finale di questa proposta è “Nu juorno ‘nzieme-Articolo 27, comma 3”, un testo scritto a più mani e da me adattato dramamturgicamente, un lavoro che ha visto impegnati in tutto una quindicina di detenuti, anche se poi in scena, alla fine, saranno in un numero inferiore perché molti di quelli coinvolti hanno ottenuto, nel corso del tempo, gli arresti domiciliari o il passaggio in ocmunità o, ancora un trasferimento chiesto da tempo. Ma il lavoro è di sicuro frutto di tutte le persone che hanno gravitato attorno al progetto. E questa ‘incursione’ nel carcere di Poggioreale, con me e la mia associazione – compagnia teatrale, Virus Teatrali, rappresenta un’ulteriore conferma di questo percorso e di questa volontà. 

Ma ovviamente, anche la migliore intenzione deve trovare chi sia in grado di ascoltarla ed accoglierla, ed è qui che interviene la direttrice Palma, non nuova ad aperture significative in tal senso. Immediatamente dopo, non posso non segnalare l’area educativa, nelle persone del suo direttore Ercole Formisano e della dott.ssa D’Alessandro, operatrice sociale del padiglione Napoli. Senza la loro attenta opera, il gruppo non avrebbe avuto modo di formarsi, né di modificarsi di volta in volta, ponendo quindi massima attenzione ai delicati equilibri interni che gruppi del genere richiedono. Per finire, l’opera preziosissima degli assistenti (di Polizia Penitenziaria) Marco Di Martino e Pasquale Schettino, presenze discrete e attente, ma soprattutto gentili ed educati. E dunque, i miei preziosissimi ed insostituibili collaboratori Raffaele Tamarindo e Raffaele Iardino, operatori di macchina e montatori. 

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