Catania, la Dia cattura il latitante Paolo Balsamo

di Redazione

Catania – Latitanza finita per Paolo Balsamo, pericoloso esponente dei Cursoti di Catania. La cattura del ricercato è avvenuta al termine di una complessa attività d’indagine della Dia Catania, unitamente a quello di Torino e alla Sezione Operativa Dia di Catanzaro. Balsano è stato arrestato due giorni fa a Rossano in provincia di Cosenza. Il 50enne, che è stato condannato a 30 anni di carcere per associazione mafiosa ed omicidio, è ora rinchiuso nel carcere di Cosenza.

Balsamo è stato rintracciato due giorni fa a Rossano, in viale Santangelo, vicino alla stazione ferroviaria: era a bordo di una Fiat Punto, di proprietà di una delle due donne in compagnia delle quali è stato fermato. Il ricercato si stava facendo accompagnare alla stazione per allontanarsi da Rossano, quando è stato accerchiato dagli ufficiali della Dia. “Nella zona era particolarmente affollata – racconta il capocentro Dia Renato Panvino in conferenza stampa – ma l’operazione è stata condotta in tutta sicurezza e in maniera repentina”. Quando Balsamo ha capito che ogni via di fuga era preclusa, non ha opposto alcuna resistenza e si è fatto ammanettare. “All’interno della Dia abbiamo delle eccellenze” – ha evidenziato Panvino riguardo al personale impegnato nella cattura.

Paolo Balsamo, alias Sucasangu-Buttafuoco, è appartenente al clan catanese dei “Cursoti”, e si era reso irreperibile il sedici giugno scorso. Non ha fatto rientro nel carcere di Bologna dopo il turno di lavoro che avrebbe dovuto svolgere come operatore volontario nella cooperativa sociale “Sammartini” di Bologna, in conseguenza del regime della semi-libertà cui era stato ammesso.

Balsamo con precedenti per mafia, armi e droga durante la sua storia criminale è stato bersaglio di diverse organizzazioni criminali rivali. Nel 2002 è stato condannato dalla Corte d’Assise di Appello di Catania alla pena di 30 anni di reclusione per il brutale ’omicidio di Carmelo Murabito, strangolato il 21 gennaio 1991 con un filo del telefono e poi bruciato. II delito è maturato nell’ambito di una guerra di mafia che vide contrapposti i clan “Laudani” e “Cappello”. Balsamo è stato organico dagli anni ’80 fino al 1991 al clan “Pillera-Cappello”, dopo è transitato nel clan dei “Cursoti”, in particolare nella frangia capeggiata da Rosario Pittarà, Antonio Giustolisi e Salvatore Privitera, alleati con i “Cursoti” Milanesi del noto Jimmy Miano. Nella cosca capeggiava un gruppo di fuoco.

Più volte nel 1991 Paolo Balsamo aveva manifestato l’intenzione di voler diventare “collaboratore di giustizia”. Ma il boss e killer dei Cursoti è sempre risultato inaffidabile e si è sottratto dopo due settimane dal programma di collaborazione finendo tra le file dei Cursoti.

“Stiamo verificano – ha detto Panvino – il perchè Balsamo abbia optato per il territorio di Rossano come luogo per la latitanza. Abbiamo avviato accertamenti utili a chiarire se ci sono stati collegamenti e protezione da parte delle ‘ndrine calabresi”. Inoltre la Dia ha aperto un’indagine sulle utenze telefoniche utilizzate da Balsamo e si sta esplorando anche sulla vita delle donne che accompagnavano il latitante alla stazione.

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