Il Belgio anticipa la Francia e dice no al burqa

di Emma Zampella

 BRUXELLES. Nonostante la crisi di governo, il Belgio riesce a trovare un punto d’accordo su un tema: la sospensione dell’utilizzo, nei luoghi pubblici, del burqa o di qualsiasi altro indumento che rende in identificabile l’individuo.

La proposta di legge è stata discussa e approvata dalla Camera dei Deputati, con 136 voti favorevoli e solo 2 astensioni. Ora il decreto legge sarà vagliato dal Senato. Se il voto approverà la proposta sarà impedito alle donne musulmane di camminare e frequentare luoghi pubblici, come strade, parchi, giardini e strutture pubbliche, coperte dal burqa o dal nigad, l’abito che copre totalmente il corpo lasciando scoperti solo gli occhi. La legge è rivoluzionaria ed innovativa nel suo genere, anche se anticipa quanto era stato già proposto in Francia, ma di cui si discuterà solo tra qualche mese. Nel testo legislativo non si rimanda e non si cita testualmente il burqa o altro indumento usato dalle donne che praticano l’Islam, ma prevede che “le persone che si presenteranno nei luoghi pubblici con il volto mascherato o travisato, completamente o in parte, da un vestito, in modo che non siano più identificabili” saranno punite con un’ammenda che va dai 15 ai 25 anni, a cui si aggiungono circa 7 giorni di carcere. Nel testo di legge non mancano chiarimenti: sarà fatta eccezioni per le maschere di carnevale o utilizzo di costumi legati alla suddetta usanza popolare.

La pena tutto sommato è leggera, ma ricca di significato, che prende posizione su un tema di cui si discute in tanti paesi ma solo pochi hanno il coraggio di portare a compimento. Anche sa fanno sapere dalla Camera dei Deputati che la mossa legislativa è volta soprattutto alla tutela della sicurezza nazionale, rispettando allo stesso tempo la dignità delle donne che vivono in un regime democratico e quindi “costrette” a rispettarne i principi. Esperti belgi rassicurano però che il decreto legge si presenta di poco conto in Belgio non solo perché il veto di camminare a volto scoperto è già realtà in molti comuni, ma anche perché le donne che passeggiano in strada con il burqa sono pochissime, visto il basso tasso di islamismo diffuso nella nazione. Il Belgio quindi precede Nicolas Sarkozy e farà sparire il burqa dalla nazione entro l’estate.

Per quel che riguarda la Francia, la proposta sarà discussa in Camera solo il prossimo maggio, anche se nei giorni scorsi il capo dello Stato francese ha detto: “Non prendiamo lezioni da paesi in cui le chiese sono vietate”, affermazione che arriva dopo quella del ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, che al decreto legge aveva risposto: “Come reagiranno i paesi arabo-islamici di fronte a un divieto del niqab, esprimendo il timore di infastidire gli Stati Uniti visto il loro concetto di libertà individuale?”. Sarkozy passa al controattacco: “Non prendiamo lezioni sui diritti umani dagli Stati Uniti, dal momento che la pena di morte viene ancora applicata in metà degli Usa, né prendiamo lezioni dai paesi in cui le chiese sono vietate, mentre noi in Francia abbiamo 1200 moschee”.

Tanto che in Francia, il primo ministro francese, Francois Fillon, rassicura la popolazione musulmana: non è un atto contro la religione islamica, né contro i suoi precetti, ma solo una forma di protezione per la propria democrazia. Anche per questo Fillon ha ricevuto il presidente del Consiglio francese per il culto islamico, Muhammad al-Mousawi, nel quadro delle consultazioni avviate dall’esecutivo in vista della presentazione del progetto di legge anti-burqa. Ma i musulmani come reagiranno?

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