L’arresto è avvenuto nel cuore di Londra, davanti agli uffici di una grande compagnia assicurativa: Greta Thunberg, 22 anni, è stata fermata dalla polizia britannica mentre partecipava a una manifestazione di solidarietà con otto attivisti del gruppo Palestine Action detenuti nel Regno Unito e in sciopero della fame da oltre 50 giorni. Secondo quanto riferito dagli organizzatori, il presidio era stato promosso per richiamare l’attenzione sulla condizione processuale e carceraria degli otto detenuti, in custodia cautelare da mesi dopo la messa al bando per terrorismo dell’organizzazione di cui fanno parte, decisione fortemente contestata e voluta dal governo guidato da Keir Starmer.
Il fermo e l’accusa – La polizia della City di Londra ha reso noto che l’attivista svedese è stata arrestata per aver esposto un cartello a sostegno di Palestine Action, organizzazione dichiarata illegale. Il fermo è avvenuto per presunta violazione dell’articolo 13 del Terrorism Act del 2000. In un video diffuso sui social dal gruppo, Thunberg appare con un cartello recante la scritta: «Sostengo i prigionieri di Palestine Action. Mi oppongo al genocidio». La manifestazione si è svolta davanti alla sede londinese di Aspen Insurance. Secondo gli attivisti, la società è stata presa di mira perché fornirebbe servizi a Elbit Systems, azienda della difesa israeliana.
Palestine Action – Palestine Action è un movimento noto per azioni di disobbedienza civile e per la denuncia dei rapporti tra Londra e Israele alla luce della guerra nella Striscia di Gaza. I suoi militanti, pur protagonisti di proteste e iniziative dimostrative, non sono mai stati incriminati per attentati contro le persone. La decisione del governo britannico di metterlo al bando ha suscitato critiche in patria e all’estero, da settori della sinistra pacifista a esponenti liberali, fino a organizzazioni come Amnesty International e agenzie delle Nazioni Unite.
Lo sciopero della fame – La protesta degli otto detenuti, uomini e donne ancora in attesa di processo e non condannati per alcun reato, viene definita la più lunga nel Regno Unito dai tempi del drammatico sciopero della fame del 1981, quando il militante repubblicano nordirlandese Bobby Sands morì nel carcere di Maze insieme ad altri nove detenuti durante il conflitto dei Troubles. Nel mirino delle critiche, questa volta, c’è l’esecutivo laburista di Starmer. Sotto accusa in particolare la gestione della vicenda da parte dei ministri David Lammy e Shabana Mahmood, accusati da familiari e sostenitori dei detenuti di una linea giudicata burocratica e disumana, segnata dal rifiuto di rispondere agli appelli di numerosi deputati della Camera dei Comuni e di incontrare avvocati e parenti. Alcuni dei detenuti risultano già ricoverati in ospedale per il peggioramento delle condizioni di salute.
Le parole di Thunberg – Prima dell’arresto, l’attivista svedese si è rivolta ai manifestanti, come documentato in un video diffuso dal gruppo Prisoners for Palestine: «Io sostengo i prigionieri di Palestine Action, io mi oppongo al genocidio». Al termine del presidio, almeno altri due manifestanti sono stati fermati con l’accusa di aver imbrattato con vernice spray rossa la sede londinese di Aspen Insurance, in riferimento al sangue delle vittime di Gaza e ai presunti legami finanziari con l’industria della difesa israeliana.

