Camorra nel Casertano, confisca definitiva da 6 milioni all’imprenditore Angelo Pontillo

di Ettore Torrese

Un sistema capace di muovere denaro, favori e intimidazioni sotto la copertura di un’attività imprenditoriale. È questa l’ombra lunga che emerge dietro la confisca definitiva di beni per un valore complessivo di 6 milioni di euro eseguita dalla Direzione investigativa antimafia di Napoli nei confronti di Angelo Pontillo, 64 anni, imprenditore originario di Capodrise (Caserta), attivo in particolare nel settore della produzione, vendita e trasporto del calcestruzzo, ritenuto collegato al clan Belforte di Marcianise.

Il provvedimento della Cassazione – La misura patrimoniale è stata eseguita in forza del provvedimento emesso dalla Suprema Corte di Cassazione, che ha reso definitiva la confisca dei beni già sottoposti a sequestro nel 2017. All’epoca, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sezione misure di prevenzione, aveva disposto il blocco su proposta del procuratore della Repubblica di Napoli e del direttore della Dia. Le indagini hanno consentito non solo di ricostruire l’effettivo assetto patrimoniale dell’imprenditore, ma anche di delinearne la “pericolosità qualificata”, emersa dai rapporti con il clan Belforte accertati in precedenti inchieste di polizia.

Il meccanismo del pizzo – L’inchiesta, coordinata nel 2014 dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli e corroborata dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, aveva fatto luce su un collaudato sistema di riscossione delle estorsioni attraverso l’azienda produttrice di calcestruzzo di cui l’imprenditore era socio. Il meccanismo operava in due modalità: la sovrafatturazione delle forniture, con il gonfiamento degli importi per creare provviste occulte destinate al pagamento del pizzo, oppure l’organizzazione diretta degli incontri tra gli imprenditori estorti e gli esponenti del clan. Un sistema così radicato che, in alcuni casi, erano gli stessi imprenditori a rivolgersi spontaneamente al referente colluso per ottenere l’indicazione degli uomini dell’organizzazione criminale con cui “mettersi a posto”.

I beni confiscati – La confisca riguarda due quote societarie, relative a imprese operanti nel settore immobiliare e nella lavorazione e commercializzazione del calcestruzzo, oltre a 34 fabbricati, 2 terreni situati in provincia di Caserta e diversi rapporti finanziari. Un patrimonio che, con il provvedimento definitivo, viene ora sottratto in modo permanente alla disponibilità riconducibile all’area di influenza del clan. IN ALTO IL VIDEO

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