Il Museo archeologico nazionale dell’antica Capua ha aperto la stagione sociale 2025/2026 del Centro Italiano Femminile di Santa Maria Capua Vetere accendendo i riflettori sul valore formativo della cultura e sul ruolo della donna come motore di partecipazione. Nella Sala Conferenze, mercoledì 26 novembre, l’istituzione museale si è confermata come presidio capace di unire memoria, ricerca e cittadinanza attiva, trasformando un’inaugurazione sociale in un momento di riflessione civica.
Una cultura senza barriere di genere – La direttrice del Museo, dell’Anfiteatro, del Mitreo e del Mausoleo delle Carceri Vecchie, Antonella Tomeo, ha sottolineato la necessità di costruire momenti culturali condivisi e inclusivi, spiegando l’importanza di funzionare “senza distinzione di genere”, ma con l’obiettivo di “potenziare il percorso di costruzione di una cittadinanza attiva consapevole e sinergica”.
I saluti istituzionali e le nuove sfide – Hanno portato i propri saluti l’assessore alla Cultura del Comune di Santa Maria Capua Vetere Anna Maria Ferriero e la vice presidente del Cif provinciale Elena Spina. L’incontro, moderato dal funzionario alla Promozione e Comunicazione Mariangela Mingione, ha poi segnato il passaggio di testimone tra la past presidente del Cif cittadino Carla Giaquinto, che ha tracciato un bilancio del proprio mandato, e la nuova presidente Teresa Bovenzi, la quale ha illustrato le priorità future dell’associazione. Presenti anche la segretaria Enza Simone e la tesoriera Elisabetta Palladino.
Le “Madri in tufo”: radici di uguaglianza – L’archeologa Nicoletta Petrillo ha approfondito il valore delle Madri in tufo rinvenute nel Fondo Patturelli, uno dei nuclei più significativi dell’arte votiva italica campana, databili tra il V e il II-I secolo avanti Cristo. Le Matres Matutae raffigurano donne sedute con bambini in fasce in grembo: ex voto rivolti alla divinità romana dell’aurora e della fertilità, Mater Matuta, per chiedere o ringraziare il dono della maternità. La riflessione è diventata attuale. Da quelle antiche statue, simbolo di cura e generazione, il pubblico ha tratto un interrogativo contemporaneo: cosa significa oggi “generare”? Generare relazioni, partecipazione, senso civico, cultura.

