Castellammare di Stabia (Napoli) – La banchina del porto come teatro di un’intimidazione mafiosa. Un perito assicurativo, incaricato di valutare i danni a un natante, è stato scaraventato in mare per costringerlo a scrivere una relazione favorevole e garantire un indennizzo più alto. È l’accusa che ha portato in carcere Enzo Guarino, 42 anni, e Francesco Gargiulo, 47 anni, ritenuti vicini al gruppo Vitale, collegato al clan D’Alessandro.
L’aggressione in pieno giorno – Il 10 ottobre scorso la vittima era sulla banchina Porto Salvo di Castellammare di Stabia, pronta a iniziare i rilievi fotografici su un gommone danneggiato. I due si sarebbero avvicinati pronunciando frasi intimidatorie come “vedi cosa devi fare, fai quello che devi fare” e “qua a Castellammare non dovete venire più, non sapete campare”. Poco dopo, uno degli indagati lo avrebbe spinto in mare davanti ai familiari, presenti nella zona al momento dell’incarico. Nonostante la violenza dell’azione, quell’imbarcazione non sarebbe riconducibile agli arrestati.
La ricostruzione degli investigatori – Il perito è stato soccorso da altri presenti, che hanno impedito ulteriori aggressioni. Le telecamere di videosorveglianza hanno ripreso l’intera scena, offrendo ai carabinieri di Castellammare di Stabia elementi ritenuti decisivi per identificare i responsabili, entrambi già noti alle forze dell’ordine e, per gli investigatori, legati al gruppo Vitale.
L’indagine della Dda – L’episodio ha innescato le indagini della direzione distrettuale antimafia di Napoli, coordinate dal sostituto procuratore Giuseppe Cimmarotta. L’obiettivo dell’aggressione, secondo l’accusa, sarebbe stato ottenere una perizia favorevole e incassare un indennizzo assicurativo indebito. Il gip del tribunale di Napoli ha disposto la custodia cautelare in carcere per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
