Ha avuto il massimo della pena, l’ergastolo, Giandavide De Pau, ritenuto responsabile del triplice delitto consumato il 17 novembre 2022 nel quartiere Prati. La Corte d’Assise di Roma lo ha condannato per gli omicidi di Li Yanrong, Yang Yun Xiu e della 65enne cittadina colombiana Marta Lucia Castano Torres, escludendo però l’aggravante della crudeltà. Una perizia psichiatrica, disposta nel corso del processo, aveva stabilito che al momento dei fatti l’imputato, ex autista del boss Michele Senese, era pienamente capace di intendere e di volere.
Le accuse e la decisione dei giudici – Al banco degli imputati De Pau rispondeva di omicidio plurimo aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dalla premeditazione. La Corte d’Assise ha riconosciuto la responsabilità per i tre delitti, confermando il quadro accusatorio sul numero e sulla dinamica degli omicidi, ma ha escluso la contestata crudeltà, fermando comunque la pena al carcere a vita.
L’arresto e il ruolo degli investigatori – L’uomo venne individuato e fermato dai carabinieri e dalla sezione omicidi della squadra mobile della questura di Roma. Secondo gli inquirenti, avrebbe agito sotto l’effetto di un mix di alcol, droga e psicofarmaci, fattore ritenuto però non tale da incidere sulla sua capacità di intendere e di volere. La ricostruzione degli investigatori ha delineato una successione di delitti compiuti nell’arco di circa un’ora.
Il duplice omicidio in via Riboty – La mattina del 17 novembre 2022 De Pau raggiunse l’appartamento di via Riboty 28, a poca distanza dal tribunale di piazzale Clodio, dove si prostituivano le due cittadine cinesi. Con loro avrebbe prima consumato un rapporto sessuale e, subito dopo, le avrebbe uccise sgozzandole. La scena del duplice delitto venne in parte ripresa dallo stesso imputato con il cellulare: due video, della durata rispettivamente di 14 e 42 minuti, che per la pubblica accusa documentano le fasi degli omicidi.
L’ultima vittima in via Durazzo – Dopo essersi allontanato dall’appartamento di via Riboty, De Pau si spostò in via Durazzo 38, a circa seicento metri di distanza dal primo luogo di sangue. Qui, secondo l’impianto accusatorio accolto dalla Corte, uccise un’altra prostituta, la colombiana Torres, completando in meno di un’ora la drammatica sequenza di delitti che oggi lo ha portato alla condanna all’ergastolo.

