L’acciaio italiano torna al centro della tensione sociale. A Taranto, gli operai hanno occupato lo stabilimento ex Ilva e proclamato uno sciopero di 24 ore, con la possibilità di un prolungamento. Una mobilitazione partita tra cori e contestazioni, accompagnata dal messaggio rivolto al governo e ai commissari: revocare il piano presentato e garantire decarbonizzazione, continuità produttiva e certezze occupazionali. La statale Appia è rimasta bloccata all’altezza del siderurgico, con lunghe code e disagi alla circolazione.
Genova si ferma – La protesta si estende a Genova Cornigliano, dove gli operai presidiano lo stabilimento occupato. La mobilitazione ha mandato in tilt il traffico autostradale, con chilometri di coda sulla A10 e sulla A7. Nel presidio è arrivata in serata il sindaco Silvia Salis, dopo una richiesta inviata al ministro Adolfo Urso per la convocazione urgente di un tavolo sulla vertenza genovese. Risuona nel clima di tensione la denuncia del segretario della Uil Pier Paolo Bombardieri: “Il lavoro fatto dal ministro Urso sta portando l’Ilva alla chiusura. È più di un anno che ci racconta che c’è qualche investitore interessato, ma oggi non c’è nessuno interessato, oggi non c’è nulla. Quello che è successo l’altra sera nell’incontro decreta la chiusura dell’Ilva. Le proposte che noi abbiamo fatto sono sul tavolo. Quando si dice di utilizzare la formazione, chiediamo: la formazione per fare che cosa, per smontare l’Ilva o fare l’acciaio? Questo non è chiaro”. Dal presidio di Cornigliano, il sindaco Salis rilancia il grido del territorio: “Serve che il governo ascolti tutti i siti coinvolti. Ne va dei mille lavoratori di Genova che rischiano di non avere più il loro lavoro, e tutti gli italiani. Come amministratori possiamo solo fare pressione politica per portare le istanze di un territorio che senza la sua siderurgia perde non solo posti di lavoro, stipendi, risorse per mille famiglie, perde pure una storia”.
Il tavolo al Nord – Le richieste trovano una prima risposta. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha convocato per venerdì 28 novembre, alle ore 15.30 a Palazzo Piacentini, un incontro dedicato agli stabilimenti del Nord Italia. Il confronto riguarderà Genova-Cornigliano, Novi Ligure e Racconigi, con l’obiettivo di aggiornare sindacati ed enti locali sul piano di manutenzione e formazione dei lavoratori presentato dai commissari nell’ultimo tavolo a Palazzo Chigi.
Le misure del governo – Nelle stesse ore è arrivato il decreto approvato dal Consiglio dei ministri sulle “misure urgenti per assicurare la prosecuzione delle attività produttive degli stabilimenti ex Ilva”. Il provvedimento autorizza Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria a utilizzare i 108 milioni residui del finanziamento ponte fino a febbraio 2026, data prevista per l’aggiudicazione della gara pubblica. I restanti 92 milioni del finanziamento sono già destinati a interventi sugli altoforni, manutenzioni, investimenti ambientali legati alla nuova Aia e al Piano di Ripartenza.
Risorse per i lavoratori e per il territorio – Il decreto prevede anche 20 milioni per il biennio 2025-2026 destinati all’integrazione fino al 75% della Cigs, finora sostenuta direttamente da Acciaierie d’Italia. Inoltre, interviene sul Fondo indennizzi per i proprietari di immobili nel quartiere Tamburi, consentendo di completare i risarcimenti parziali relativi alle domande del 2024. Previsto anche un indennizzo per Acciaierie d’Italia legato ai contributi per imprese energivore, riguardante sconti sulle forniture energetiche e sulle quote Ets.

