Per il piccolo Giovanni, 9 anni, quella doveva essere una normale visita a casa della madre, uno degli incontri stabiliti dopo la separazione. È finita con la gola tagliata in un appartamento di Muggia (Trieste), mentre il padre lo aspettava inutilmente alle ore 21, convinto di riabbracciarlo di lì a poco.
Un precedente di violenza – Secondo quanto emerso, non sarebbe la prima volta che la donna, la 41enne ucraina Olena Stasiuk, avrebbe usato violenza sul bambino. Circa due anni fa avrebbe stretto con forza il collo del figlio, provocandogli lividi poi refertati e giudicati guaribili in tre giorni. Un episodio che oggi torna drammaticamente alla memoria e che si inserisce in un quadro familiare segnato da tensioni e conflitti.
Un rapporto già incrinato alla nascita – La convivenza tra i genitori di Giovanni sarebbe di fatto terminata già alla nascita del bambino. Un rapporto burrascoso, segnato da litigi e minacce. Tra queste, una frase che oggi suona come un presagio agghiacciante: «Ricordati bene che se io muoio, anche Giovanni muore con me! E non pensare che io stia scherzando». Parole rivolte al marito e riportate da chi, in questi mesi, ha seguito da vicino le vicende della coppia.
Il rammarico del padre – «Ho il grande rammarico legato al fatto che alla madre sia stato consentito di vedere il bambino senza protezione». È lo sfogo del padre di Giovanni, raccolto dal parroco di Muggia, don Andrea Destradi. «Sono completamente devastato», ha confidato l’uomo al sacerdote, che da due giorni è in costante contatto con lui. Il piccolo era da solo a casa della madre in uno degli incontri che, per la prima volta, si svolgevano senza educatori presenti.
La decisione del tribunale e la sera dell’omicidio – Il tribunale aveva stabilito l’affidamento del bambino al padre, prevedendo comunque il diritto della madre di incontrare il figlio. Come è accaduto mercoledì sera, quando Giovanni è stato accompagnato a casa di Olena Stasiuk. L’uomo lo attendeva di rientro alle ore 21. Dopo aver aspettato qualche minuto, non vedendolo tornare, ha iniziato a chiamare prima l’ex moglie e poi il bambino. Nessuna risposta. La preoccupazione è cresciuta rapidamente, fino a spingerlo a contattare la polizia.
L’intervento in piazza Marconi – Ricevuta la segnalazione, gli agenti hanno a loro volta tentato invano di mettersi in contatto con la donna. Quando l’ansia si è trasformata in allarme, polizia e vigili del fuoco si sono diretti verso l’abitazione della 41enne, in piazza Marconi, nel centro di Muggia. Con un’autoscala i caschi rossi hanno raggiunto una finestra dell’appartamento e sono entrati all’interno, scoprendo quanto era accaduto: il bambino era stato ucciso, la gola tagliata, in quella casa dove avrebbe dovuto semplicemente trascorrere qualche ora con la madre.

