Santa Maria CV, vicepreside picchiato a scuola: genitore condannato a un anno e otto mesi

di Redazione

Santa Maria Capua Vetere (Caserta) – L’aggressione al vicepreside nella scuola media “Gallozzi” finisce con una condanna a un anno e otto mesi di reclusione, senza sospensione della pena, per Amedeo Di Maro, 51 anni, imputato per lesioni personali volontarie gravi ai danni del professor Giuseppe Morelli. Il verdetto è arrivato oggi al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, al termine di un’udienza conclusa dopo circa due ore di camera di consiglio.

La decisione del giudice – A emettere la sentenza è stata il giudice Alessandra Vona, che ha recepito integralmente le conclusioni dell’accusa: nessun beneficio della pena sospesa e riconoscimento della piena responsabilità dell’imputato per l’aggressione consumata all’interno della scuola.

Il ruolo dell’accusa e della parte civile – In aula ha sostenuto l’impianto accusatorio il pubblico ministero Armando Bosso che, insieme al legale di parte civile, l’avvocato Gaetano Crisileo, ha ricostruito passo dopo passo la vicenda. Nella loro impostazione, condivisa dal giudice, non solo è stata ritenuta provata la violenta aggressione all’interno dell’istituto “Gallozzi”, ma è stata anche esclusa la versione riduttiva fornita dall’imputato.

La versione dell’imputato giudicata inattendibile – Nel corso della precedente udienza, Di Maro aveva rilasciato dichiarazioni spontanee, ammettendo soltanto di aver dato uno “schiaffetto” – così lo ha definito lui stesso – al professor Morelli. Una tesi che il pm Bosso, nella sua lunga e articolata requisitoria, ha definito in palese contrasto con le testimonianze raccolte in dibattimento e con i certificati medici versati agli atti, dai quali emerge che il docente riportò una grave patologia all’occhio in conseguenza dei forti pugni ricevuti.

Il testimone chiave – In una delle udienze precedenti era stato ascoltato un teste ritenuto centrale dal collegio: il professor Antonio Letizia. In aula il docente ha riferito di aver assistito direttamente alla scena, spiegando di aver visto Di Maro colpire con violenti pugni al volto il professor Morelli all’interno della scuola.

L’aggressione – I fatti risalgono a oltre due anni fa, quando Di Maro fece irruzione con veemenza nella scuola media “Gallozzi”, dove frequenta la figlia e dove, nell’atrio, si trovavano altri genitori impegnati in una protesta. In quel contesto, l’uomo si sarebbe scagliato contro il professor Morelli, che all’epoca ricopriva anche l’incarico di vicepreside, colpendolo ripetutamente al volto. Secondo gli atti, l’insegnante riportò lesioni gravi, giudicate guaribili in 80 giorni, cui seguirono complicazioni al bulbo oculare.

Lo scambio di persona e l’aggravante del pubblico ufficiale – Dalla ricostruzione dibattimentale è emerso che Di Maro avrebbe scambiato il professor Morelli per un altro docente, indicato in alcune voci di corridoio – poi rivelatesi infondate – come responsabile di presunti comportamenti molesti nei confronti della figlia. Il capo d’imputazione è aggravato dal fatto che la vittima, all’epoca, rivestiva la qualifica di pubblico ufficiale, in quanto docente di ruolo e vicepreside dell’istituto.

Le indagini e la costituzione di parte civile – A dare impulso alle indagini è stata la querela presentata dal professor Morelli, assistito dagli avvocati Gaetano Crisileo e Raffaele Crisileo, che ha denunciato l’accaduto alla Procura della Repubblica. Solo in un secondo momento è stato identificato l’aggressore in Di Maro, contro il quale l’avvocato Gaetano Crisileo si è costituito parte civile, chiedendone la condanna penale e il risarcimento dei danni. La condanna pronunciata oggi recepisce in pieno questa impostazione.

Le telecamere della Rai in aula – L’udienza conclusiva del processo è stata ripresa dalle telecamere del programma Rai Un giorno in Pretura, che ha documentato il dibattimento e la lettura della sentenza nel tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

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