Mondragone (Caserta) – Ambc – Associazione Mondragone Bene Comune torna all’attacco sul dissesto del Comune e chiede una presa di responsabilità pubblica. «Ma come dobbiamo fare con questo? Sappiamo che viviamo il tempo della crisi della verità, come scrive Byung-Chul Han in Infocrazia. E sappiamo che “coloro che sono ciechi ai fatti e alla realtà rappresentano un pericolo maggiore per la verità rispetto ai bugiardi”. Sappiamo però anche che il “coraggio della verità” (parresia) dovrebbe obbligare le persone che agiscono politicamente a dire ciò che è vero, a prendersi cura della comunità usando un “discorso ragionevole e vero”».L’associazione denuncia «la costruzione di una realtà fittizia» attorno al dissesto «nel quale Lavanga, Zannini e Pacifico hanno fatto sprofondare il Comune di Mondragone», con «l’obiettivo di manipolare le coscienze».
Il contesto – Secondo Ambc, «chi governa una comunità» può rivendicare la libertà d’opinione, ma deve prima di tutto praticare «la libertà della verità», unica base di «una vera democrazia». «Sappiamo anche che oggi la verità non fa rumore e che il pathos della verità non porta assolutamente a nulla», afferma l’associazione, che si definisce con autoironia «i soliti quattro amici al bar», ma rivendica il diritto-dovere di «non consentire che chi ha temporaneamente il potere possa dire qualsiasi cosa senza alcun riferimento ai fatti».
Le domande – Ambc chiede risposte «a quattro semplici domandine». La prima riguarda l’«enorme debito del Comune di oltre 30 milioni di euro (al 2022)»: chi è stato per oltre quindici anni consigliere comunale, assessore, vicesindaco e poi sindaco «avrà qualche responsabilità?». E, qualora non ne avesse, «cosa ha fatto concretamente, atti alla mano, in questi lunghi quindici anni per contrastare politiche che hanno generato una tale massa debitoria»?
I precedenti dei revisori – L’associazione ricorda che già tra il 2018 e il 2019 – «quando il sindaco Pacifico e il vicesindaco Lavanga si erano insediati da pochi mesi» – i revisori dei conti proposero l’adozione del Piano di riequilibrio e misero «nero su bianco che la situazione finanziaria appariva abbastanza pesante». Ambc domanda perché «il parere dei revisori non fu considerato» e «chi non volle procedere col riequilibrio, perdendo così cinque anni preziosi».
Le proposte dell’associazione – Ambc sostiene di aver sollecitato «già nel 2016 e nel 2017» una due diligence e, nel 2018, di aver invitato pubblicamente il Consiglio comunale ad adottare un Piano di riequilibrio «segnalando le linee guida della Corte dei conti». «Chi è che denigra la città e non ama Mondragone: chi ha cercato di scongiurare la vergogna del dissesto o chi ha perso tempo e non è stato in grado di fare un piano idoneo, facendo poi fallire il Comune?», chiede l’associazione.
Il confronto e la bocciatura – Ambc rileva che «nel 2024 in Italia sono state attivate 30 procedure di riequilibrio e 30 sindaci sono stati capaci di presentare un piano idoneo evitando il fallimento». Mondragone, invece, «si è visto bocciare dalla Corte dei conti il Piano proposto e confezionato da Lavanga e dai suoi consulenti», perché – tra l’altro – «non prevedeva strumenti concreti per migliorare la riscossione e contenere la spesa», perché «le misure di risanamento erano generiche» e perché l’ente «non risultava in grado di ripianare il disavanzo con gli strumenti ordinari né di usare la leva fiscale, avendo aliquote e tariffe già da anni al massimo». L’associazione sottolinea infine i dati sulla riscossione: «nel 2022 la percentuale media si è fermata al 25,21% e nel 2023 è scesa al 23,81%». Per Ambc, «non si può ridurre una tale sonora bocciatura a mera questione tecnica».
Le responsabilità e il monito – «Negare l’evidenza diminuisce anche la capacità collettiva di affrontare il problema», scrive Ambc, ricordando che «evasione, elusione e concessioni a gratis per compiacenza e clientelismo» hanno contribuito allo squilibrio che «poi pagano tutti i cittadini». Per l’associazione, non ammettere le responsabilità «e le cause che hanno determinato il dissesto» rivela «immaturità politica» e «porterà a ripetere gli stessi errori». Il comunicato si chiude con la citazione di Bertolt Brecht: «Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente».

